In un sondaggio per il Tg La7 i democratici in una settimana salgono di oltre il 4 per cento e con Sinistra e Libertà e Psi superano la soglia del 40. Ma per gli intervistati Renzi resta ancora il presidente del Consiglio preferito. Cinque Stelle ancora secondo partito nonostante un calo dell'1%. Pdl, Lega e Destra insieme al 23,5. Per Monti fiducia in discesa
Effetto primarie. O effetto Renzi? La cosa certa è che il Partito Democratico dopo il “bagno” di partecipazione fa il boom. Secondo le rilevazioni e le elaborazioni dell’istituto Emg per il Tg La 7 i democratici se si andasse al voto oggi raccoglierebbero il 34,6 per cento dei voti. Un’esplosione di consenso avvenuta nell’ultima settimana: solo sette giorni prima i sondaggi dello stesso istituto davano al Pd il 4,3 per cento di voti in meno. A oggi, dunque, se davvero passasse la riforma della legge elettorale con il premio di maggioranza per la coalizione che raggiunge il 40 per cento, Pd insieme a Sinistra Ecologia e Libertà e Partito Socialista potrebbero raggiungere quella che fino a qualche settimana fa sembrava irraggiungibile. Il partito di Nichi Vendola, infatti, raccoglierebbe il 6 per cento dei voti (flessione dello 0,1%), mentre i socialisti di Nencini l’1,3 (variazione in positivo: +1,3%).
Il sondaggio di questa settimana mostra invece in calo tutti gli altri principali partiti. Il Movimento Cinque Stelle, che resta il secondo partito nella rilevazione per il telegiornale di Enrico Mentana, lascia sul campo l’1 per cento e si assesta al 16,3.
Centrodestra: Pdl con Lega e Destra al 23,5%
Il centrodestra raccoglierebbe in tutto il 23,5%: il Pdl si fermerebbe ancora intorno al 15% (15,2 per l’esattezza), la Lega Nord raccoglie il 6,3% delle preferenze, mentre la Destra di Francesco Storace ha fatto un altro piccolo passo in avanti fino al 2 per cento (+0,1% nell’ultima settimana).
Centro: l’Udc crolla sotto la soglia del 4%
L’area di centro subisce l’effetto dell’ingresso sulla scena politica del Manifesto verso la Terza Repubblica di Luca Cordero di Montezemolo, Raffaele Bonanni e Andrea Riccardi. A oggi la “lista Montezemolo” otterrebbe il 2,1% (ma in flessione dello 0,7). Crolla, invece, l’Udc che finisce sotto la soglia psicologica del 4%: 3,8% (calo dello 0,2%). Soglia “psicologica”, ma non troppo, visto che è la quota che permette l’ingresso alla Camera dei deputati. Futuro e Libertà tiene e, anzi, guadagna qualcosa: 2,4% con un incremento dello 0,4. Stabile allo 0,6 la lista “Fermare il declino” di Oscar Giannino e Luigi Zingales.
Sinistra: Italia dei Valori all’1,5%
Si fa complicata la corsa verso le elezioni politiche per i partiti a sinistra del Pd che non sono in coalizione. A partire dall’Italia dei Valori ridotta addirittura all’1,5% (probabilmente un minimo storico, con un calo dello 0,6%). La Federazione della Sinistra raccoglierebbe invece il 2,5% (+0,1%), i Verdi e altre Reti civiche l’1,3 (-0,1%). I Radicali resterebbero sotto l’1% (0,8 e diminuzione dello 0,1 in una settimana). Per il resto ci sarebbero il 10 per cento di indecisi e il 32,8 di astenuti (che dopo tanto tempo non sono più il “primo partito” come successo per mesi). Le schede bianche raccolgono il 3,4 per cento.
Renzi è il presidente del Consiglio preferito
Ma la sorpresa arriva nelle preferenze tra i leader. Il presidente del Consiglio Mario Monti, innanzitutto, vede calare la sua fiducia: perde un ulteriore 2% in una settimana, attestandosi al 43%. Nonostante la sconfitta nel ballottaggio Matteo Renzi tuttavia resta il preferito come presidente del Consiglio (lo sceglie il 17% degli italiani intervistati) e supera Pier Luigi Bersani (15%) e lo stesso Mario Monti al 14%. Angelino Alfano, Silvio Berlusconi e Nichi Vendola avrebbero a pari merito il 7% dei consensi ciascuno, seguiti da Beppe Grillo stabile al 6%. Roberto Maroni sarebbe scelto dal 3% e Luca Cordero di Montezemolo dal 2%. Infine Antonio Di Pietro, Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini, Oscar Giannino ed Emma Marcegaglia avrebbero l’1% dei voti ciascuno. Il 6% non indica nessuno di questi nomi e l’11% non esprime alcuna preferenza.