Una raccolta fondi sul web per rimanere nel mondo della Formula 1. È la pazza idea di Kamui Kobayashi, il pilota giapponese protagonista nel corso dello scorso mondiale con la Sauber. Scaricato dalla scuderia svizzera, il piccolo ‘Samurai’ (come è soprannominato all’interno del circus) ha deciso di chiedere aiuto ai suoi tifosi: e adesso, grazie anche ai quasi 150 milioni di yen raccolti (circa 1,5 milioni di euro) spera di riuscire ad aggiudicarsi uno dei posti ancora scoperti.
In Formula 1, infatti, non guidano solo i migliori. Le macchine più veloci sono ovviamente appannaggio dei ‘top’ piloti. Ma, retrocedendo in griglia, accanto al merito subentrano altri criteri nella selezione: non è raro che la seconda vettura delle scuderie minori venga affidata a chi può vantare più agganci. Politici, ma soprattutto economici. È il fenomeno del cosiddetto ‘pilota pagante’, che di fatto si compra un posto in Formula 1 con i soldi degli sponsor che lo sostengono. Esiste da sempre ma si è acuito negli ultimi tempi, da quando la crisi serpeggia anche all’interno del circus del mondiale, e diversi team fanno fatica a mettere insieme il budget necessario per affrontare la stagione. E così ricorrere ai piloti che possono garantire proventi importanti è una soluzione sempre più frequente. I nomi dei cosiddetti ‘piloti paganti’ non sono un mistero: dal russo Vitaly Petrov (che l’anno scorso ha soffiato il posto al nostro Jarno Trulli) a Pastor Maldonado (portato in F1 dai petrodollari del Venezuela). E persino il ferrarista Fernando Alonso, da molti e giustamente ritenuto il numero 1 del circus, ha alle spalle la potenza economica del gruppo Santander.
Altri, però, restano vittima di questo meccanismo. È il caso appunto di Kobayashi, in Formula 1 dal 2009. Il 2012 è stato un anno abbastanza positivo per il 26enne di Hyogo, coronato dal podio (il primo in carriera) nel Gran Premio di casa, a Suzuka. Ciononostante, la Sauber ha deciso di non rinnovargli il contratto. La sua vettura sarà guidata da Esteban Gutierrez, lo scorso anno collaudatore, promosso titolare grazie ai milioni della Telmex (sponsor della scuderia, che pretende per contratto che ci sia un pilota messicano in squadra). Mentre un altro messicano, il suo ex compagno Sergio Perez, è appena passato alla McLaren: un ingaggio prestigioso, meritato con i risultati conseguiti nel 2012, ma che non sarebbe mai stato possibile senza il sostegno degli sponsor.
Kobayashi, invece, non ha più appoggi da quando la Toyota ha lasciato la F1. E così ha deciso di giocare la carta della disperazione: chiedere un contributo economico ai propri tifosi per essere competitivo sul mercato piloti. Ha aperto un sito internet (www.kamui-support.com) e indetto una vera e propria raccolta fondi. E l’iniziativa sta avendo grande successo, grazie soprattutto al forte patriottismo dei giapponesi e al terzo posto conquistato a Suzuka, che ha fatto di Kamui una sorta di eroe nazionale. Nel giro di poche settimane sono stati raccolti circa 1,5 milioni di euro, e la cifra continua a salire in maniera vertiginosa. Certo, nonostante la generosità dei suoi fan, le probabilità di rivedere Kobayashi in Formula 1 il prossimo anno restano scarse. Difficilmente le donazioni basteranno a fare di Kamui un ‘pilota pagante’: gli sponsor portano in dote ad una scuderia almeno 5-10 milioni di euro l’anno. Nella migliore delle ipotesi, la colletta sul web potrà arrivare a raccogliere non più della metà di questa somma.
Ed il tempo stringe. Con l’addio della Hrt (team spagnolo escluso dal prossimo campionato per gravi problemi finanziari), in Formula 1 restano ancora liberi solo cinque ‘volanti’: il secondo della Lotus, della Force India e della Caterham ed entrambi quelli della Marussia. Proprio il sedile della Force India è uno dei più ambiti, considerando che la squadra ha intenzione di investire oltre 60 milioni di euro nello sviluppo della prossima vettura; e che, anche in virtù di ciò, il team manager Szafnauer ha dichiarato di essere alla ricerca di un pilota veloce e non pagante. Ma i pretendenti sono tanti: insieme a Kobayashi, ad esempio, spera anche il nostro Davide Valsecchi, fresco campione del mondiale Gp2 (la categoria cadetta della Formula 1). Sia il giapponese che l’italiano meriterebbero probabilmente una chance nel prossimo campionato. Ma per arrivare in Formula 1 a volte non basta il talento: ci vogliono i soldi.