E' successo a Sorgues, comune di meno di 20mila abitanti del sud della Francia, dove il bambino nato l'11 settembre 2009 è arrivato all'asilo con la maglietta provocatoria. La donna, divorziata, è stata rinviata a giudizio per apologia di reato insieme al fratello, zio del bimbo e autore del regalo incriminato
Ha chiamato il figlio Jihad, che in arabo indica lo sforzo compiuto da un credente per raggiungere Allah, ma che in Occidente è meglio conosciuto con la traduzione di “guerra santa”. E fin qui, nulla di eccezionale: il nome è abbastanza diffuso nel mondo islamico. Non fosse che il piccolo è nato l’11 settembre (del 2009) e che la madre ha avuto la brillante idea di mandarlo a scuola con una maglietta con su scritto “je suis une bombe”, “sono una bomba”.
E’ successo a Sorgues, comune di meno di 20mila abitanti del sud della Francia. La donna, divorziata, è stata rinviata a giudizio per apologia di reato insieme al fratello, zio del bimbo e autore del regalo incriminato. L’udienza è fissata per il 19 dicembre davanti al tribunale correzionale di Avignone.
La vicenda risale al 25 settembre scorso, quando il bambino di tre anni si è presentato alla scuola materna di Sorgues che frequenta indossando la maglietta (la foto sopra è pubblicata sul sito di Le Parisien, clicca qui per leggere l’articolo del sito francese), provocando lo sdegno degli insegnanti e dei genitori degli altri allievi.
“Sono una bomba”, recita la t-shirt. Sul retro, una scritta che fuga ogni dubbio: ‘Jihad, nato l’11 settembre’. “Si è trattato di una provocazione”, si è difesa la madre la sera stessa, arrivata a prendere il figlio a scuola. Ma la notizia è giunta all’orecchio del sindaco, Thierry Lagneau (dell’UMP, il partito di Nicolas Sarkozy), che ha allertato il procuratore della Repubblica affinché fosse avviata un’inchiesta. Il comune ha inoltre deciso di costituirsi parte civile, chiedendo alla famiglia la cifra simbolica di un euro di risarcimento danni.
“Mi sono rivolto alla giustizia – ha spiegato il primo cittadino – perché a mio avviso si tratta di un fatto grave, che mette in pericolo in primis il bambino. La famiglia si è servita di lui per farlo portatore di un messaggio politico, di un’incitazione all’odio e al terrorismo”. La madre non è solita ostentare segni religiosi, e neanche il fratello è conosciuto in paese come islamista radicale: “Sono rimasti sorpresi dalla reazione – ha raccontato il procuratore, Bernard Marchal – non si aspettavano che la vicenda assumesse queste proporzioni. Non sono stupidi – ha aggiunto però il sindaco – non potevano non rendersi conto delle conseguenze della loro azione”.
Tolosa, teatro a marzo scorso della strage alla suola ebraica, si trova a poco più di tre ore di macchina da Sorgues. L’autore, il 23enne franco-algerino Mohamed Merah, venne ucciso il 22 marzo in un blitz delle teste di cuoio. Ma evidentemente i fantasmi dell’estremismo islamico aleggiano ancora nel sud della Francia.