Sono sospettati di violenza, resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. Per i disordini avvenuti a Bologna nella stessa giornata è stato chiesto il rinvio a giudizio di un poliziotto
Dopo il poliziotto imputato per la manganellata che spaccò quattro denti alla giovane Martina Fabbri, gli scontri del 12 ottobre 2011 tra forze dell’ordine e Indignati davanti alla sede della Banca d’Italia a Bologna portano a nuovi sviluppi sul fronte giudiziario. La Procura del capoluogo emiliano ha infatti inviato 43 avvisi di fine indagine ad altrettanti ragazzi che quel giorno scesero in piazza e fecero anche irruzione alla sede dell’Unep, l’ufficio notificazioni della Corte d’appello.
Tra i 43 indagati per quei tafferugli il nome di spicco è quello di Gianmarco De Pieri, leader del centro sociale Tpo accusato tra le altre cose di aver organizzato una manifestazione non autorizzata.
Per gli altri, per i quali presto potrebbe essere chiesto anche il rinvio a giudizio, le accuse formulate dai due pubblici ministeri Morena Plazzi e Antonella Scandellari sono molteplici. Per gli scontri avvenuti davanti a Bankitalia i reati contestato vanno dalla violenza aggravata alla resistenza a pubblico ufficiale. Per l’irruzione in Corte d’appello invece le accuse sono di interruzione di pubblico servizio e soppressione di atti.
Intanto dopo un anno da quella manganellata, il poliziotto accusato di avere spaccato i denti incisivi a Martina Fabbri, andrà presto davanti al giudice per le udienze preliminari, Letizio Magliaro. La Procura ha infatti richiesto il rinvio a giudizio per P.B., agente del VII Reparto mobile accusato di avere sferrato il colpo contro la studentessa di Lettere. La giovane, attivista del collettivo bolognese Sadir, quel giorno manifestava anche lei davanti alla sede cittadina della Banca d’Italia. Oggi non è tra i 43 indagati.
Le indagini della Digos sull’agente, coordinate dai pm Plazzi e Scandellari, hanno richiesto molto tempo, anche perché nessuno degli agenti in piazza quel giorno si fece avanti per aiutare a risalire al colpevole. Fondamentali sono state le fotografie fornite in primo luogo dalla ragazza e dal suo legale Simone Sabattini. “Il ragazzo non c’entra niente e lo dimostreremo in udienza”, è tuttavia la linea dell’avvocato del poliziotto, Savino Lupo.