Il “potere” non è un’espressione necessariamente dispregiativa; la assumo, infatti, nello stesso significato di una delle opere capitali del Novecento, Massa e potere di Elias Canetti: “potere” come volontà di affermazione, di autoaffermazione contro tutto e tutti, che nasce “dal basso” e non come forma di governo che cade “dall’alto”.
Leggo, invece, la “gloria” nello stesso significato attribuito da Emanuele Severino nel suo scritto del 2001, La gloria, dove si recita: “Essere la Gloria significa essere la costellazione infinita dei gloriosi”; e poco prima: “il linguaggio del mortale sente nel “glo-rioso” l’“acclam-ato”, il “chiam-ato” che è posto sul piedistallo dalle voci acclamanti della folla di chi sta al di sotto” (La gloria, Adelphi, Milano, pp. 155-56, passim).
Mentre il potere si afferma e si esercita in primo luogo contro gli altri, la gloria rappresenta una dimensione di compimento che coinvolge in primo luogo noi stessi, una sfida e una competizione non orizzontale, ma verticale, che riguarda lo stesso protagonista di tale compimento.
Si tratta di due rappresentazioni concettuali e filosofiche che ritrovano, a mio avviso, un’esemplificazione compiuta in due squadre di calcio: il potere sta alla Juventus come la gloria all’Inter.
La Juventus, infatti, è la squadra italiana con il maggior numero di scudetti (per l’esattezza 28) e anche quella che si avvale del maggior numero di tifosi, circa 14 milioni. Molti sostengono che la Juventus rappresenti compiutamente il sistema-Italia, con i suoi pregi e i suoi difetti.
L’Inter, invece, vanta, sul piano nazionale, un curriculum più povero – ha soltanto 18 scudetti – e più ricco su quello internazionale, tre Coppe dei Campioni contro le due della Juventus, tre Coppe Intercontinentali contro le due della Juventus, ma soprattutto il compimento della Gloria nella stagione 2009-2010 con la storica conquista del triplete, mai raggiunto da una squadra italiana, ossia la vittoria, nella stessa stagione, dello scudetto nazionale, della Coppa dei Campioni e della Coppa Italia.
I tifosi dell’Inter sono solo 8 milioni circa, ma si tratta di una minoranza elitaria con una vocazione “universalistica” che va ben al di là del territorio nazionale. L’Inter si caratterizza, infatti, per il progetto degli “Inter Campus”, un messaggio internazionale di civiltà e di progresso in cui possano riconoscersi tutti i bambini poveri dei diversi continenti. Il calcio come veicolo di pace, di fratellanza e solidarietà fra tutti i popoli.
Il vero termine di confronto per l’Inter, insomma, è l’Inter stessa: sfidare in primo luogo se stessa nel conseguimento della perfezione e della gloria.
L’Inter è per la qualità delle vittorie, la Juventus è per la quantità. L’Inter è una squadra problematica con improvvise cadute e rare resurrezioni, la Juventus e la sua dirigenza hanno sempre, invece, pronunciando sentenze inappellabili, certezze assolute.
Il giovane presidente della Juventus, Andrea Agnelli, presume di avere dentro di sé la certezza del diritto, l’unità di misura della colpevolezza e dell’innocenza. L’allenatore Conte è innocente per definizione. Per carità, io che sono per il primato dell’etica e che conosco la fallibilità della giustizia umana, non mi sento di escluderlo; quello che mi spaventa è questa certezza incondizionata, senza possibilità di replica. Il presidente dell’Inter Facchetti, morto di cancro in età prematura, è invece colpevole per definizione, anche se non c’è stato rinvio a giudizio, data la prescrizione dell’eventuale reato, e dunque non vi è stata condanna alcuna.
Il giovane presidente juventino ovviamente dimentica un dettaglio: quella procura federale da cui si mutua l’accusa è la stessa che ha rinviato a giudizio due giocatori juventini, Bonucci e Pepe, con una richiesta per il primo di tre anni e mezzo di squalifica e per il secondo di sei mesi. Deferimento e accuse che nel corso del dibattimento sono caduti e dunque la condanna si è trasformata in assoluzione. Questo non poteva non accadere per due giocatori della Juventus, ma non poteva coinvolgere il presidente Facchetti, reo, nella sostanza, di essere deceduto troppo presto per il cancro.
La disgiunzione tra il potere e la gloria non si esaurirà mai, ma si perpetuerà nei secoli proprio con le stesse cadenze che ho cercato di riassumere sommariamente.
Elio Matassi
Filosofo della morale
Sport - 3 Dicembre 2012
Il potere e la gloria. Juventus e Inter
Il “potere” non è un’espressione necessariamente dispregiativa; la assumo, infatti, nello stesso significato di una delle opere capitali del Novecento, Massa e potere di Elias Canetti: “potere” come volontà di affermazione, di autoaffermazione contro tutto e tutti, che nasce “dal basso” e non come forma di governo che cade “dall’alto”.
Leggo, invece, la “gloria” nello stesso significato attribuito da Emanuele Severino nel suo scritto del 2001, La gloria, dove si recita: “Essere la Gloria significa essere la costellazione infinita dei gloriosi”; e poco prima: “il linguaggio del mortale sente nel “glo-rioso” l’“acclam-ato”, il “chiam-ato” che è posto sul piedistallo dalle voci acclamanti della folla di chi sta al di sotto” (La gloria, Adelphi, Milano, pp. 155-56, passim).
Mentre il potere si afferma e si esercita in primo luogo contro gli altri, la gloria rappresenta una dimensione di compimento che coinvolge in primo luogo noi stessi, una sfida e una competizione non orizzontale, ma verticale, che riguarda lo stesso protagonista di tale compimento.
Si tratta di due rappresentazioni concettuali e filosofiche che ritrovano, a mio avviso, un’esemplificazione compiuta in due squadre di calcio: il potere sta alla Juventus come la gloria all’Inter.
La Juventus, infatti, è la squadra italiana con il maggior numero di scudetti (per l’esattezza 28) e anche quella che si avvale del maggior numero di tifosi, circa 14 milioni. Molti sostengono che la Juventus rappresenti compiutamente il sistema-Italia, con i suoi pregi e i suoi difetti.
L’Inter, invece, vanta, sul piano nazionale, un curriculum più povero – ha soltanto 18 scudetti – e più ricco su quello internazionale, tre Coppe dei Campioni contro le due della Juventus, tre Coppe Intercontinentali contro le due della Juventus, ma soprattutto il compimento della Gloria nella stagione 2009-2010 con la storica conquista del triplete, mai raggiunto da una squadra italiana, ossia la vittoria, nella stessa stagione, dello scudetto nazionale, della Coppa dei Campioni e della Coppa Italia.
I tifosi dell’Inter sono solo 8 milioni circa, ma si tratta di una minoranza elitaria con una vocazione “universalistica” che va ben al di là del territorio nazionale. L’Inter si caratterizza, infatti, per il progetto degli “Inter Campus”, un messaggio internazionale di civiltà e di progresso in cui possano riconoscersi tutti i bambini poveri dei diversi continenti. Il calcio come veicolo di pace, di fratellanza e solidarietà fra tutti i popoli.
Il vero termine di confronto per l’Inter, insomma, è l’Inter stessa: sfidare in primo luogo se stessa nel conseguimento della perfezione e della gloria.
L’Inter è per la qualità delle vittorie, la Juventus è per la quantità. L’Inter è una squadra problematica con improvvise cadute e rare resurrezioni, la Juventus e la sua dirigenza hanno sempre, invece, pronunciando sentenze inappellabili, certezze assolute.
Il giovane presidente della Juventus, Andrea Agnelli, presume di avere dentro di sé la certezza del diritto, l’unità di misura della colpevolezza e dell’innocenza. L’allenatore Conte è innocente per definizione. Per carità, io che sono per il primato dell’etica e che conosco la fallibilità della giustizia umana, non mi sento di escluderlo; quello che mi spaventa è questa certezza incondizionata, senza possibilità di replica. Il presidente dell’Inter Facchetti, morto di cancro in età prematura, è invece colpevole per definizione, anche se non c’è stato rinvio a giudizio, data la prescrizione dell’eventuale reato, e dunque non vi è stata condanna alcuna.
Il giovane presidente juventino ovviamente dimentica un dettaglio: quella procura federale da cui si mutua l’accusa è la stessa che ha rinviato a giudizio due giocatori juventini, Bonucci e Pepe, con una richiesta per il primo di tre anni e mezzo di squalifica e per il secondo di sei mesi. Deferimento e accuse che nel corso del dibattimento sono caduti e dunque la condanna si è trasformata in assoluzione. Questo non poteva non accadere per due giocatori della Juventus, ma non poteva coinvolgere il presidente Facchetti, reo, nella sostanza, di essere deceduto troppo presto per il cancro.
La disgiunzione tra il potere e la gloria non si esaurirà mai, ma si perpetuerà nei secoli proprio con le stesse cadenze che ho cercato di riassumere sommariamente.
Articolo Precedente
Inghilterra, al via telefono amico per calciatori vittime della depressione
Articolo Successivo
Europei under 21 in Israele, appello di 60 calciatori: “Si ritiri l’assegnazione”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Ultimi articoli di FQ Sport
F1 & MotoGp
Il nervosismo di Hamilton per la pioggia, l’acqua nel sedile di Leclerc. Che ammette: “Testacoda errore mio”
F1 & MotoGp
Gp Australia, il destino opposto degli esordienti: l’italiano Antonelli 4°, in lacrime Hadjar fuori durante il giro di formazione
Sport
Morto Radisa Ilic, è caduto da un balcone al quarto piano: calcio serbo in lutto per la scomparsa dell’ex portiere 47enne
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Il presidente del partito israeliano Unità Nazionale, Benny Gantz, definisce il licenziamento, da parte del premier Benjamin Netanyahu, del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, "un colpo diretto alla sicurezza dello Stato e allo smantellamento dell'unità nella società israeliana per ragioni politiche e personali".
Anche il presidente di Yisrael Beytenu, Avigdor Liberman, condanna la decisione, dichiarando che se il Primo Ministro Netanyahu “avesse combattuto Hamas con la stessa determinazione con cui sta combattendo il capo dello Shin Bet, l'ufficio del Procuratore generale e il sistema giudiziario, l'olocausto del 7 ottobre sarebbe stato impedito”.
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - La Russia ha ripetutamente affermato che non dovrebbero esserci “forze di peacekeeping” della Nato in Ucraina. E se l'Alleanza decidesse di aiutare Kiev in questo modo, significherebbe la guerra. Lo ha affermato su X il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato la sua intenzione di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e di averlo "informato che la prossima settimana presenterà una proposta al governo per porre fine al suo mandato".
In una dichiarazione successiva, Netanyahu ha spiegato: “In ogni momento, ma soprattutto durante una guerra esistenziale come quella che stiamo affrontando, deve esserci piena fiducia tra il primo ministro e il capo dello Shin Bet. "Ma sfortunatamente, la situazione è l'opposto: non ho questa fiducia. Nutro una sfiducia continua nel capo dello Shin Bet, una sfiducia che è solo cresciuta nel tempo".
(Adnkronos) - "Il nemico americano ha lanciato un'aggressione palese contro il nostro Paese nelle ultime ore con oltre 47 attacchi aerei", si legge nella dichiarazione. In risposta, "le Forze Armate hanno condotto un'operazione militare specifica prendendo di mira la portaerei americana USS Harry S. Truman e le sue navi da guerra nel Mar Rosso settentrionale con 18 missili balistici e da crociera e un drone".
"Con l'aiuto di Allah Onnipotente", prosegue la dichiarazione, "le forze armate yemenite continueranno a imporre un blocco navale al nemico israeliano e a vietare alle sue navi di entrare nella zona di operazioni dichiarata finché gli aiuti e i beni di prima necessità non saranno consegnati alla Striscia di Gaza".
Sana'a, 16 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno risposto ai bombardamenti americani sullo Yemen attaccando la USS Harry S. Truman nel Mar Rosso con missili balistici e un drone. Lo rivendica il portavoce del gruppo yemenita.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - La polizia israeliana ha aperto un'indagine sull'ex capo dell'agenzia di sicurezza Shin Bet, Nadav Argaman, dopo che venerdì il primo ministro Benjamin Netanyahu ha presentato una denuncia.
Il premier israeliano ha accusato Argaman di ricatto e reati legati alla legge che riguarda lo Shin Bet, che proibisce ai dipendenti dell'organizzazione di divulgare informazioni ottenute nell'ambito del loro lavoro.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un abitante di Gaza, che stava "tentando di piazzare ordigni esplosivi" nei pressi del corridoio di Netzarim, è stato ucciso. Lo riferisce l'esercito israeliano.