“Quando pigliano le minchie e poi in cambio i soldi… va bene? E cazzo!”. Si esprimeva così Emilio Fede, in una intercettazione del 4 settembre 2010, dove con l’amico Lele Mora si lamentava della scarsa gratitudine di alcune ragazze presenti alle serate di Arcore. Toni e vocabolario molto lontani da quelli utilizzati oggi in Tribunale a Milano, dove l’ex direttore del Tg4 ha testimoniato nel processo Ruby in cui è imputato Silvio Berlusconi. Nessuna ragazza nuda, nessun atteggiamento compromettente, né “toccamenti”, che Fede ha escluso arrivando a dire che, vista la sua età, “si sarebbe trattato di una vera e propria caccia al tesoro”. Così, al termine dell’udienza, di fronte alla citazione della telefonata con Mora il giornalista si stizzisce: “Io compro il Fatto Quotidiano tutti i giorni”, ribatte sornione ai nostri microfoni, “quindi Travaglio e Padellaro non mi devono rompere le palle”. E ancora: “Non offendete la mia intelligenza e soprattutto un collega”. Insomma, niente domande sulle intercettazioni, sulla quali Fede, imputato per induzione e favoreggiamento della prostituzione nel Ruby bis, garantisce: “Non si sente mai Emilio Fede che fa proposte”  di Franz Baraggino

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