Ero andato a votare al primo turno delle primarie, sono tornato al secondo. Per un dovere democratico che sento, più che per convinzione. Ma sono stato per mezz’ora fuori dal seggio, passeggiando, prendendo tempo, telefonando a gente che stimo, senza sapere cosa fare. 

Sono stato tentato più volte di andarmene via. Ma le fughe non mi piacciono. E sono entrato. Avendo qui in un mio precedente post spiegato il mio voto (non ideologico) per Vendola nell’urna del 25 novembre, non ho votato come ha invitato a fare il leader di Sel, cioè per Bersani. Anzi non ho proprio votato per nessuno dei due. Ho fatto una cosa che non avevo mai fatto da quando, 36 anni fa, ho votato per la prima volta. Ho annullato la mia scheda.

Sul foglio ho scritto: “Non mi avete convinto”. Un gesto solitario e inutile. 

Avrei potuto continuare scrivendo che “non avete detto molto di concreto”. O ancora: “Non avete dato prospettive concrete di futuro alle generazioni di adolescenti come i miei due figli adolescenti”. Perché questo dovrebbe fare la politica. Ma, più che un voto in dissenso, sarebbe stato già l’inizio di un blog.

Così, a risultato acquisito, continuo qui in breve il discorso di dissenso che ho accennato in quella scheda elettorale.

Di Bersani si sa tutto quel che c’è da sapere. Onesto e senza sorprese: con chi andrà al governo, perché, in quale quadro internazionale, con quali pregi e difetti. Lui stesso ha chiesto il voto per questo: usato sicuro. Sai cosa compri e se ti accontenti, ti accontenti. Freni e carburazione da rifare, ruote e convergenza da controllare. Tagliando da timbrare ogni anno.

L’unica cosa che invece mi convince di Renzi è la sua foga e spinta innovatoria. Ma il resto mi sembra una pura enunciazione di principi. Visionaria, americana, un po’ lobbista (senza accezioni strettamente negative), ma vuota di dettagli. A rifletterci bene, non capita mai che un politico nuovo e per di più under 40 non prometta di “cambiare tutto”. Come? Certo mandando a casa i vecchi. Bene. Ma poi? Con chi Renzi farà politica, con quali obiettivi e contenuti “riformatori”? Per fare cosa? Con quale idee e parole di Europa, con quale progetto anticrisi? Non lo so. Ho letto il suo programma, ma sono principi e enunciazioni senza concretezza. Datemi il voto perché sono nuovo. Sì, ma cosa ne farai?

Mettiamo uno dei temi del futuro: riformare il mercato del lavoro. Bene, ma come? Come il ministro Fornero? O come la Spd di Schroeder o come I socialisti francesi di Hollande? E come la mettiamo con il  sud, eterna questione nazionale? Chiudiamo o riapriamo l’Ilva e tutte le fabbriche simili, inquinanti e sparse da mezzo secolo di politiche industriali dissennate e fallimentari?

E il decreto Clini su Taranto? Che facciamo? Aspettiamo che, nell’attesa di risanamento, quelle fabbriche continuino a inquinare una comunità? E ancora: cosa fare del potere economico e del radicamento mafioso nel sud? Come fare uscire quattro grandi regioni dalla crisi mortale di mezzo secolo di economia e clentela mafiose? Con quali ricette economiche? Come e dove ricostruiamo un tessuto economico diverso e vero in Sicilia, Puglia, Calabria, Campania? Come e con quali barriere cercheremo di sottrarre molte aree ricche del nord dal ricatto o dalle invasioni barbariche e aggressive del capitale mafioso che si infiltra dovunque, anche nei santuari del sistema finanziaro legale?

Non avendo mai avuto una tessera in tasca (anche per coerenza con la mia professione di giornalista) ma avendo sempre difeso le mie idee, non me la sono sentita di votare né per l’usato sicuro, né per il nuovo solo evocato pubblicitariamente e non declinato in questi “dettagli”.

Non mi avete convinto. E soprattutto, ora, sforzatevi entrambi – vinto e vincitore – di parlare ai milioni di cittadini (e soprattutto ai diciottenni come mia figlia) che dovrete convincere a mandarvi a governare. In modo diverso da quel galantuomo di Monti che ha supplito – come sa fare bene badando ai conti e alle regole europee – alla assenza della politica.

Ora abbiamo bisogno non solo di fare quadrare i conti, ma anche di dare vie di uscita concrete ai sogni dei ragazzi. Soprattutto nel sud senza speranze.

Fatelo, per piacere e, se possibile, senza litigare su “regole” e su posti di governo. Fatelo concretamente.

In primavera, l’elettorato saranno tutti gli italiani. Ed è loro che dovrete convincere.

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