“Con scuola cattolica si intendono gli enti formativi privati di vario ordine e grado (materna, elementare, media, superiore, universitaria) confessionalmente orientati e gestiti da persone giuridiche cattoliche (parrocchia, diocesi, ordini religiosi, associazioni e movimenti).”

Come sappiamo bene, in Italia la presenza della Santa Sede ha da sempre creato una sproporzione verso gli interessi della Chiesa Cattolica. Le scuole cattoliche rientrano tra questi interessi: abbiamo infatti visto in questi giorni un intenso dibattito tra esponenti del mondo cattolico, che reputavano inaccettabile la scelta che il Governo sembrava volesse portare avanti eliminando l’esenzione dall’Imu per questo tipo di scuole. A queste intenzioni è subito succeduto il dietrofront del Ministro Profumo, dichiaratosi paladino delle scuole cattoliche. Secondo le ultime affermazioni del Cardinal Bagnaso, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, se le scuole cattoliche dovessero pagare l’Imu sarebbero costrette a chiudere. Il tema però non è questo, la vera domanda che ci si deve porre è perché un ente formativo privato, che dunque produce dei profitti, non debba pagare le tasse come tutte le società di interesse privato di questo Paese? Sempre dal mondo cattolico si ripete la logorata tiritera della libertà di scelta dei genitori nei percorsi di studio dei figli: anche qui si risponde spesso sviando il problema. La questione non è riferita alla libertà di credo o scelta, ma sulla base del fatto che prima che scuole confessionali, stiamo ancora una volta parlando di scuole private, ovvero istituti con un’offerta aggiuntiva per cui si pagano rette aggiuntive, mentre lo Stato ha il compito di valorizzare in primo luogo la scuola di tutti: la pubblica statale.

E’ proprio su quest’ultima che si scaricano da troppi anni i costi e le contraddizioni della crisi economica e dello politiche di austerity. E’ dal 2008 che sono stati prodotti 8,5 mld di € di tagli all’istruzione con la legge 133 mai reintegrati, che hanno generato un’impoverimento devastante delle nostre scuole, è in questi giorni che affianco al mantenimento degli interessi delle scuole cattoliche, si parla dell’introduzione di nuovi tagli per la pubblica. Precisamente 390 milioni di euro decurtati dai fondi di istituto, risorse dalle quali fin ora si è attinto per finanziare attività fondamentali come i corsi di recupero, corsi ed attività di approfondimento extrascolastiche, sportelli didattici ed attività autogestite dagli studenti. Senza questo tipo di offerta vedremo la qualità didattica delle nostre scuole sprofondare ulteriormente e non possiamo in alcun modo accettarlo. Le centinaia di occupazioni ed autogestioni che stanno in queste settimane continuando ad animare la protesta studentesca nel paese, rifiutano totalmente questa visione delle politiche in materia di scuola. Anche per questi motivi gli studenti saranno di nuovo in piazza il 5 e 6 dicembre.

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