La “rivoluzione dei gelsomini” a Siliana, nella Tunisia sudoccidentale, non pare mai arrivata, e non solo per la crisi economica. Circa 300 persone sono rimaste ferite a causa dell’uso eccessivo della forza da parte della polizia, nelle manifestazioni convocate dall’Unione generale dei lavoratori tunisini, manifestazioni che dal 27 novembre al 1° dicembre hanno attraversato e bloccato la città.

I manifestanti, che chiedevano le dimissioni del governatore locale, un piano di sviluppo economico e il rilascio di 13 dimostranti arrestati nel corso delle proteste dell’aprile 2011 e mai processati, sono stati affrontati dalle forze di polizia con gas lacrimogeni e armi da fuoco.

Oltre 20 manifestanti sono stati trasportati negli ospedali di Tunisi, alcuni dei quali con ferite agli occhi causate da pallini da caccia, che potrebbero provocare la perdita della vista.

Secondo una dichiarazione dell’Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, “i ricoverati presentavano ferite da arma da fuoco alla testa, sul volto, agli occhi e sulla schiena. Alcuni avevano subito fratture”.

Il Sindacato nazionale dei giornalisti tunisini ha denunciato che nelle proteste sono rimasti feriti anche diversi giornalisti, colpiti da pietre, pallini da caccia e pallottole di gomma.

David Thomson, di France 24, stava seguendo le manifestazioni insieme al collega Hamdi Tlili. “Eravamo in una strada secondaria, filmavamo le persone che stavano andando via. Ci hanno sparato da dietro, a me alle gambe e ad Hamdi alle gambe e alla schiena. Nell’ambulanza che ci ha portato via, c’erano 10 feriti colpiti sul volto, alla gola e agli occhi. Non ho mai visto in due anni di Tunisia un uso così sproporzionato della forza ”. Thomson è stato colpito da oltre 30 pallini da caccia.

In una conferenza stampa convocata il 29 novembre, il primo ministro Hamadi Jebali ha ammesso l’uso della forza eccessiva, ha promesso che i responsabili ne risponderanno e ha sollecitato la società civile a creare una commissione indipendente d’inchiesta sulle violenze di Siliana. Il presidente della Repubblica, intanto, ha sollecitato la formazione di un nuovo governo per affrontare la crisi economica.

Amnesty International, pur apprezzando le parole del primo ministro, ha dichiarato che spetta alle istituzioni svolgere le indagini su quanto accaduto a Siliana, che una commissione d’inchiesta dovrebbe essere istituita attraverso un provvedimento legislativo e che dovrebbero essere immediatamente impartite chiare istruzioni alle forze di polizia sull’uso della forza e delle armi da fuoco in modo conforme agli standard internazionali. Analoga richiesta ha fatto la Lega tunisina per i diritti umani.

Nel corso del fine settimana, il governo di Tunisi ha accettato di negoziare col sindacato. Primo provvedimento: la sostituzione del governatore col suo vice. Una misura di facciata, che non è bastata a calmare la situazione.

Dalla Tunisia arriva, per fortuna, anche una buona notizia: la ragazza che aveva denunciato due poliziotti che l’avevano stuprata e che era stata contro-denunciata per atti indecenti in luogo pubblico, non sarà processata.

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