285 tra famiglie e imprese dovranno restituire gli importi ricevuti per l'alluvione del 2010. La scorsa settimana sono scaduti i termini per presentare i giustificativi dei lavori sostenuti: secondo le procedure, chi non ha rottamato o riparato, ma ha venduto l'auto, anche per poche centinaia di euro a carrozzieri e concessionari, non avrà accesso al rimborso e dovrà restituire l'anticipo
Sono 285 i vicentini che dovranno restituire il rimborso per i danni subiti durante l’alluvione di Vicenza, nel novembre 2010. Da una settimana è scaduto il termine per presentare scontrini e fatture a giustificazione delle spese sostenute per il ripristino delle condizioni pre-evento, in pratica per dimostrare di aver speso in opere, l’anticipo sul rimborso accordato dal Comune. C’è grande rabbia in quelle 200 famiglie e 85 aziende che, oltre al danno economico e morale, ritengono di subire anche la beffa, nel dover restituire alle casse comunali l’aiuto ricevuto due anni fa dopo aver perso, in molti casi, praticamente tutto. Si ripete, con identico svolgimento, la trama di quanto successo per i proprietari di automobili distrutte da acqua e fango, ora riuniti in una class-action.
Secondo le procedure, chi non ha rottamato o riparato, ma ha venduto l’auto, anche per poche centinaia di euro a carrozzieri e concessionari, non avrà accesso al rimborso e dovrà restituire l’anticipo sul contributo. I cittadini, di contro, chiedono che il rimborso (fissato nel 75% del valore di mercato dell’auto), sia decurtato della somma ottenuta dalla vendita. Identica sorte è prevista per commercianti ed artigiani che hanno dovuto chiudere l’attività, gravati dall’impossibilità di riuscire a pagare i mutui accesi allo “start-up” e dalla mancanza di risorse economiche per rimettersi in piedi. Restituzione, nonostante a suo tempo abbiano dovuto accollarsi anche la spesa della perizia esterna, come indicato dalle direttive per l’accesso ai fondi. Stesso trattamento anche per i proprietari di seconde case (escluse dai danni a beni immobili), di uffici e capannoni che al momento dell’esondazione non ospitavano attività in essere e di strutture appena costruite, ma non ancora occupate.
L’assessore allo sviluppo economico di Vicenza, Tommaso Ruggeri, obietta che la situazione era stata chiara fin dall’inizio e sottolinea come molti abbiano avuto accesso al fondo di solidarietà approntato dal Comune, anche se non tutti. Il Sindaco Achille Variati (Pd) si scaglia invece contro l’ordinanza del Consiglio dei Ministri del 13 novembre 2010 che dettò di fatto le regole per la concessione dei rimborsi e contro la quale nulla si può fare. Di diverso avviso il Sindaco di Altavilla Vicentina, Claudio Catagini (Lista Civica), il quale già nel 2011 affermava di non voler affatto chiedere restituzioni e rilanciava, inascoltato, l’esigenza di una forte presa di posizione da parte del movimento dei Sindaci.
Emblematica poi la dichiarazione del Commissario per l’emergenza alluvione nonchè Prefetto di Verona, Perla Stancari, del 2 novembre 2012. “Penso ai vicentini che hanno posto rimedio col proprio lavoro da imbianchini, muratori e fabbri così, reinventatisi per l’occasione, per aiutare se stessi e la città a ripartire e a cui vanno tutti i miei ringraziamenti, che so non bastano a risolvere i loro problemi specifici per i quali ho le mani legate dalla legge anche se sto verificando se la restituzione potrà essere rateizzata come avviene per altre situazioni di debito verso lo Stato”.
Intanto Vicenza ha vissuto una analoga situazione di pericolo solo qualche settimana fa, con nuovi allagamenti diffusi in città, per circa 11 milioni di euro di ulteriori danni. Secondo gli esponenti locali di Legambiente nulla è stato fatto nel frattempo sul fronte della sicurezza, in un rimpallo di responsabilità tra Regione, Provincia e Comune. Da notare che, a livello comunale e al di là dei fondi per i bacini di contenimento mai sbloccati dalla Regione, il Sindaco Variati ha chiesto al Genio Civile delucidazioni sulla possibilità di una pulizia dell’alveo fluviale solo una settimana fa, mentre ha acquistato da qualche mese delle sirene per dare l’allarme alla popolazione, dal costo di 200mila euro. Sirene che sono state subito impiegate domenica 11 novembre scorso e che stavano per suonare anche mercoledì 28 novembre, nel silenzio totale della politica.
di Maurizio Ottomano
@makkone62