Angelo Antonio Romano (Udc) non solo è primo cittadino di Brusciano, ma da un anno è anche consigliere provinciale. Dopo la pena di 4 anni per una tentata concussione in primo grado, la Procura ha chiesto per lui 2 anni e 2 mesi per un presunto abuso d'ufficio. Ma lui non si muove
Non lascia, ma raddoppia. Già condannato per tentata concussione resta al suo posto e ora rischia una nuova condanna per abuso d’ufficio. Il record è di Angelo Antonio Romano, sindaco di Brusciano, comune in provincia di Napoli, detto core ‘e mamma.
La tentata concussione viene commessa tra fine 2003 e marzo 2004. Tutto inizia con un incontro nel quale, secondo i giudici di primo grado, Romano, allora già sindaco, chiese all’imprenditore Angelo Perrotta soldi “prospettando la mancata approvazione della pratica edilizia”. La tangente richiesta era pari a 500mila euro poi rivista a 300mila euro, formalizzata nei successivi incontri tra l’imprenditore e l’allora componente di maggioranza del consiglio comunale Salvatore Papaccio, condannato a tre anni, con l’applicazione dell’indulto, e oggi è ancora consigliere. L’imprenditore si rifiutò di pagare denunciando tutto ai carabinieri. Il primo cittadino è stato condannato a 4 anni per tentata concussione, tre anni condonati grazie all’indulto e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. La condanna del tribunale di Nola è arrivata nel marzo 2011. Il partito, l’Udc, ha sospeso Romano solo nel luglio scorso.
Romano, che ha presentato appello contro la sentenza di primo grado dichiarandosi innocente, è ancora primo cittadino di Brusciano, uscito vincitore dalle comunali del 2008. Non è l’unico incarico che ricopre, però. Nel novembre 2011 è entrato anche nel consiglio provinciale di Napoli dopo le dimissioni di un collega, nel gruppo del partito di Pierferdinando Casini del quale fa ancora parte.
Due incarichi, due processi. Infatti, in questi giorni il pubblico ministero Giuseppe Visone della Procura di Nola, ha chiesto la condanna del sindaco a 26 mesi per abuso d’ufficio. A Romano questa volta viene contestata la nomina nello suo staff di un cugino di un consigliere di maggioranza. Decisione presa contro il regolamento comunale che vieta espressamente fino al quarto grado di parentela con gli amministratori. Il sindaco ha ribadito la trasparenza dell’operato e precisato che lo staff non è più operativo. A dicembre arriverà la decisione del giudice, anche in questo caso è stata chiesta l’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Per il sindaco sarebbe il record: due incarichi e due condanne, ma nessun provvedimento sospensivo è stato ancora adottato dalla prefettura.
Brusciano è terra di cemento e crimine organizzato. Pochi giorni fa i carabinieri hanno trovato un ordigno, poi disinnescato, davanti all’abitazione dell’architetto comunale. Nel 2006 il comune è stato anche sciolto per condizionamento malavitoso, ma il Consiglio di Stato, nel 2007, ha ribaltato la decisione del ministero dell’Interno e riabilitato la giunta. Il sindaco era sempre lui, Romano. “Al sindaco – scrivono i giudici amministrativi, che valutano anche vecchie frequentazioni – è poi addebitata la sottoposizione ad un procedimento per associazione a delinquere di stampo mafioso, ma risulta che il relativo procedimento è stato archiviato nel 1993, con la formula ‘per non aver commesso il fatto'”.
Il Consiglio di Stato ha ritenuto inadeguati gli elementi insieme al difetto istruttorio e la contraddittorietà delle motivazioni che avevano portato all’azzeramento. Le gioie per l’annullamento dello scioglimento sono lontane. Romano, oggi, fa i conti con una condanna, in primo grado, per tentata concussione e il rischio di una nuova condanna per abuso d’ufficio. Nonostante tutto, resta al suo posto: un messaggio chiaro al territorio e agli imprenditori onesti.