Secondo i giudici, la sua 'cacciata' ha violato il diritto al rispetto della vita familiare e privata della ricorrente, che viveva in Italia assieme al marito e cinque figli. Ora sarà risarcita con 15 mila euro per danni morali e altri 2mila per le spese legali
La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per l’espulsione di una donna di origini rom proveniente dalla Bosnia a cui lo Stato dovrà ora versare 15mila euro per danni morali e altri 2mila per le spese legali. L’espulsione, avvenuta nonostante la Corte di Strasburgo avesse ordinato alle autorità italiane di non procedere, risale al 2005 ed ha obbligato la donna a restare fuori dal Paese per un anno e due mesi. Attualmente la donna si trova di nuovo in Italia dove ha ottenuto un permesso di soggiorno che scade nel dicembre 2013. La Corte ha condannato l’Italia perché secondo i giudici la sua espulsione ha violato il diritto al rispetto della vita familiare e privata della ricorrente, che viveva in Italia assieme al marito e cinque figli. La sua espulsione era stata decisa dal tribunale di Teramo in quanto in possesso di un permesso di soggiorno scaduto e non rinnovato poiché ritenuta colpevole di aver commesso diversi reati.