Serata di paura martedì a Torino. Un pacco sospetto, dal quale spuntano alcuni fili elettrici, è stato scoperto nei pressi della stazione Marconi della metropolitana, non lontano dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova, a due passi dal centro cittadino. A segnalarlo alla polizia è stato un passante. La stazione Marconi è stata chiusa per precauzione, ma la metropolitana ha continuato a funzionare.
Il pacco sospetto era un proiettile di mortaio all’interno di un involucro con un timer, attaccato a un semaforo, e con dei cavi elettrici. A differenza di altre situazioni di allarme poi rivelatesi prive di fondamento, l’ordigno forse era pericoloso per davvero, anche se non si sa ancora se avrebbe potuto esplodere. Si tratta, infatti, di un residuato bellico modificato artigianalmente. Bisognerà aspettare 24 ore e dopo un esame più approfondito si saprà se vi era contenuto dell’esplosivo e se vi erano degli inneschi.
Gli artificieri della polizia sono intervenuti sul posto insieme alle ambulanze del 118, ai vigili del fuoco e alla polizia municipale. In un secondo momento, quando si è capita la potenziale pericolosità della bomba, sono stati chiamati anche i militari del genio guastatori dell’esercito che hanno effettuato le delicate operazioni di rimozione e l’hanno trasportata in un luogo sicuro dove verrà fatta brillare. Anche se non c’è stata alcuna rivendicazione, la polizia segue la pista di un gesto dimostrativo di matrice anarchica. L’ordigno infatti era posizionato nei pressi dell’obelisco dedicato a Vittorio Ferrero, leader carismatico dei costituzionalisti che fu ucciso da uno studente in quel luogo durante i moti rivoluzionari del 1821.
Falso allarme, invece, in via Silvio Pellico, dove è stata segnalata la presenza di un secondo ordigno nei pressi di un bar: si tratta di un pezzo di canna di bambù abbandonato, con all’interno un foglio scritto in ebraico. E’ stato appurato che il candelotto conteneva una preghiera in ebraico antico, probabilmente da consegnare alla vicina sinagoga e probabilmente perso per strada. Lo hanno accertato i carabinieri grazie a un interprete che ha illustrato loro il contenuto del foglietto contenuto nel cilindro, su cui c’era anche disegnata la stella di David. Il pezzo di corda scambiato per uno stoppino serviva a legare il foglietto all’involucro.