Quella esercitata dalla Federazione italiana hockey e pattinaggio (Fihp), guidata da quasi vent’anni dall’onorevole del Pdl Sabatino Aracu, è l’esempio “di mala gestio” che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2012, il procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis, aveva citato nella sua relazione. Accuse che tuttavia non hanno fatto desistere il deputato pidiellino dal ricandidarsi per l’ennesima volta alla presidenza della Federpattinaggio. E lo scorso 25 novembre l’assemblea ordinaria elettiva – visto che era l’unico candidato – non ha potuto che confermarlo per un altro quadriennio. Il suo sembra quasi un atto di gratitudine verso quello sport che gli ha dato tante soddisfazioni: atleta in nazionale per dieci anni e quattro volte campione d’Europa. “Il pattinaggio mi ha dato tutto”, confessa Aracu a ilfattoquotidiano.it. Anche un posto in parlamento: “Sono uno sportivo che ha trovato sbocco in politica”.
La guida della Federazione di pattinaggio, per l’ex coordinatore abruzzese di Forza Italia, è diventato perciò quasi un dovere. E poco importa se c’è chi lo “perseguita” con continue denunce. Lui rimane al suo posto. Ma gli illeciti, accertati nel 2008 dalla commissione d’inchiesta nominata dal Coni, e che la magistratura contabile ha reso noti, sono tutt’altro che irrilevanti. Riguardano infatti “l’uso anomalo dei beni federali, indebiti rimborsi al presidente e ai consiglieri federali, l’eccesso di spese di rappresentanza e di trasferta prive di giustificazioni e l’uso spregiudicato delle carte di credito federali”. In particolare, la verifica, avviata attraverso l’ufficio Internal Audit, aveva appurato che i fondi del Coni (soldi pubblici), percepiti dalla Fihp nel triennio 2005-2007, furono spesi da Aracu e dall’allora segretario generale Emilio Gasbarrone – intestatari delle quattro carte di credito di cui la Fihp è titolare – anche per viaggi, soggiorni in hotel e cene in ristoranti. Le allegre spese di rappresentanza (“non effettuate con carta di credito”) invece “sono relative principalmente a regalistica” e acquisti da migliaia di euro in gioiellerie. Senza però alcuna “annotazione e indicazione sui destinatari e le finalità”.
Tra i “vari regali di Natale” ci sarebbero anche orologi e crocifissi con i quali, come rivelò l’ex moglie di Aracu, nel memoriale consegnato alla Procura di Pescara, “vennero omaggiate le consorti di uomini politici On. Bondi, On. Letta, On. Colucci, On. Cicchitto”. Quest’ultimo, sempre da quanto venne affermato dalla signora Maria Maurizio, “è il padrino politico di Aracu”. Nella dettagliata documentazione vennero analizzate anche le spese per l’affitto di un appartamento nel centro storico di Roma, ad “uso esclusivo di foresteria per dirigenti e ospiti di passaggio”, ma di cui il presidente e il suo vice usufruivano quasi sempre. Il danno erariale complessivo, riscontrato dall’indagine interna promossa dal Coni, ammonta a 380mila euro. “Comportamenti gravemente colposi – si legge nella relazione del procuratore De Dominicis – che hanno permesso che tali sperperi fossero addossati alla Federazione”. E inoltre la Guardia di Finanza avrebbe accertato che Aracu ha pagato alcuni viaggi privati del figlio e noleggi di auto dell’attuale compagna, Laura Morandi (segretario generale della Fihp), con un’altra carta di credito, quella della federazione sportiva internazionale (FIRS). Il cui presidente è sempre Sabatino Aracu.
“Tutte balle – replica il deputato pidiellino – Non ho mai fatto alcuna spesa che fosse al di fuori dell’ottica della federazione. Semmai qualche regalo di Natale, fatto anche ad alcuni giornalisti, ma parliamo di penne di 200 euro al massimo. Nessun regalo però a miei colleghi parlamentari. Quelle sono calunnie fatte da mia moglie, da cui sto per divorziare, che mi perseguita da anni”. Fu sempre a causa delle rivelazioni della sua ex moglie che Aracu venne coinvolto nel processo – tutt’ora in corso – sulla sanitopoli abruzzese, che vede imputati tra gli altri anche l’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco.
I controlli del Coni, però, per il giudice contabile, furono “di modestia incisività ed efficacia”. Al presidente Gianni Petrucci infatti quell’inchiesta non bastò per sanzionare lo storico capo della Federazione di Pattinaggio. “Non sono emersi elementi sufficienti che allo stato possano condurre il Coni ad adottare provvedimenti verso la Federazione di Pattinaggio ed il suo Presidente Aracu”, disse il numero uno del Coni. Forse proprio perché se lo avesse fatto, Aracu, come raccontò la signora Maurizio, “avrebbe reso pubblici fatti e comportamenti di indubbia gravità, posti in essere proprio da Petrucci”. A quella relazione redatta dalla Coni Servizi sono seguite le incessanti proteste dell’associazione dei consumatori Codici, a cui hanno iniziato a rivolgersi alcune società sportive affiliate alla Fihp. Tramite soprattutto continui esposti e denunce alla Procura e alla Corte dei Conti.
L’ultimo presentato solo pochi giorni prima che Aracu venisse rieletto, per segnalare l’eventuale omissione d’atti d’ufficio da parte del Coni. Visti i mancati provvedimenti infatti “non resta che stabilire – si legge nella denuncia – se la condotta (e in questo si inserisce anche l’inerzia) di Petrucci e dei membri della Giunta del Coni sia violativa o meno di norme penali”. “Dopo quell’inchiesta la Federazione sarebbe dovuta essere commissariata – denuncia a ilfattoquotidiano.it il segretario di Codici Abuzzo, Giovanni D’Andrea – Ed invece permettono che Aracu si ricandidi e che venga rieletto”. Ma circa una decina di società (tra cui quelle di Bari, Verona, Giulianova e Pesaro) adesso sono già pronte ad uscire dalla Federazione. “Formeremo una nuova lega – annunciano – La gestione di Aracu ci ha danneggiati”. Lui non si scompone: “Se ne andassero pure”.