Nemmeno il fantasmagorico Renzo Arbore con il suo capolavoro d’ironia cinematografica “Il Papocchio” avrebbe saputo prevedere l’evoluzione pontificia.
D’altronde, nulla poi di così strano. Se in questi giorni io ho avviato un blog, Sua Santità è giusto che si affrettasse a comparire su Twitter.
Sulla vicenda si sta infittendo un incredibile giallo. Sono in molti a chiedersi se Benedetto XVI ha aperto il suo account da solo o, come tanti principianti, si è fatto aiutare. In questa seconda ipotesi non manca chi biasima quel qualcuno che, pensando che Ratzinger potesse commettere qualche errore nella procedura di iscrizione al social network, ha confutato l’infallibilità del Papa.
Scartato il primo nome di battesimo (perché troppo comune) e nemmeno preso in considerazione il secondo (perché Aloisio avrebbe forse riportato alla mente il cardinale di “Operazione San Gennaro”) la non agevole selezione si è fermata su @Pontifex.
I più attenti esploratori del web non esitano ad evidenziare le comprensibili difficoltà nella scelta del “nickname” per l’apertura del microblog. Come a tanti comuni mortali, anche Joseph ha dovuto fare i conti (e continuerà a doverli fare) con “omonimi”, mitomani, usurpatori, troll e altri bizzarri profili psicologici dell’imprevedibile fauna telematica.
Si spazia da @pontifexmktg (con cui Barbara e Tom Gray chiaccherano di ogni cosa riguardante il marketing) a @PontifexRoma (blog cattolico di informazione, ricco – per sua stessa dichiarazione – di attualità, interviste, catechesi, editoria, apologetica e quant’altro su Vaticano & dintorni), da @MauPontifex (di un certo Mauricio che disquisisce di fisica, matematica, musica, letteratura e geopolitica) a @PontifexConsult (che lancia messaggi su comunità resilienti e sostenibilità) per arrivare a @PontifexLibris (utilizzato da un appassionato di archivi e librerie che si autodichiara “perpetual student” ovvero un “bamboccione” secondo la buonamima di Padoa Schioppa o uno “sfigato” nell’ottica del sottosegretario Michel Martone).
La scelta poteva anche ricadere su @Pontifex27 (in ragione del consueto abbinamento alle ultime due cifre dell’anno di nascita) ma avrebbe incontrato @Pontifex91 (al secolo Pavel Pavlovich Osipkin, un ragazzo russo che “per il suo aspetto da serial killer già da bambino era chiamato il pericoloso piscia-a-letto” e che partiva con un vantaggio – subito polverizzato – di 179 followers ma anche di 2521 tweet già inoltrati) e magari altri numerosi numerati.
Nel frattempo si è letto in giro che sarà un account multilingue o meglio ci saranno diversi profili per differenti idiomi: @pontifex_de – ad esempio – non sarà in livornese (si potrebbe cadere in inganno calamitati dall’intercalare “de”) ma in tedesco, ma quel che è sfuggito a chi ha ingegnerizzato la versione francese non sa di avere un rivale …sintattico. Il duello sarà tra l’ “originale” @Pontifex_fr e il preesistente @FrPontifex, account dietro al quale si cela frate Claude Burns, sacerdote cattolico, oratore e poeta con un dignitoso pubblico di 1759 seguaci telematici.
Mentre è legittimo domandarsi chi e come possa retwittare i messaggi del Sommo Pontefice, i più curiosi si chiedono se la normale funzione per bloccare interlocutori indesiderati sia stata appositamente revisionata per un così straordinario microblogger. Nel menu a tendina del Papa, c’è l’opzione “scomunica questo utente”?