La bozza di Quagliariello, a differenza di quella a firma Calderoli, propone di assegnare 50 seggi al partito che supera la soglia del 25%. Per Bersani il centrodestra è "allo sbando". Di Pietro chiede a Napolitano di "inviare un messaggio formale alle Camere". E Schifani decide di fare slittare la discussione al Senato
Il presidente del Senato Renato Schifani fa slittare l’esame della legge elettorale, previsto per domani mattina, e rischia di saltare l’intesa dopo la nuova proposta del Pdl che cambia le carte in tavola a un passo dall’accordo. Il centrodestra infatti ha presentato un testo elaborato da Gaetano Quagliariello che prevede un ‘premietto’ fisso di 50 seggi al partito che supera la soglia del 25% – e sarebbe uguale per chi prende dal 26 al 39% – e non più un premio variabile come prevedeva la bozza Calderoli.
Per Bersani il centrodestra è “allo sbando” e in vista dell’ufficio di presidenza di domani il segretario del Pd chiede al Pdl di chiarire la sua posizione sulla riforma del sistema di voto in discussione al Senato. “Il Pdl – aggiunge – per favore ci faccia sapere cosa pensa sulla legge elettorale perché non lo capiamo più. Siamo di fronte alla ventesima proposta, ma non sappiamo di cosa parlano”. Della stessa opinione la capogruppo dei democratici a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, che denuncia il rischio di un nuovo stallo sulla riforma elettorale visto che “ogni volta che c’è un accordo, spunta una nuova proposta peggiorativa”. Quella a firma Quagliariello è arrivata nella notte, dopo il vertice piediellino in via dell’Umiltà. Se saltano gli accordi, tiene a sottolineare la capogruppo, “di certo non è colpa del Pd, e neanche del Pdl Senato. La colpa è di Berlusconi e della confusione che c’è nel suo partito”. A questo punto, prosegue Finocchiaro, bisogna “cercare di tornare all’accordo” raggiunto nelle ultime ore anche se è evidente, sottolinea, che il cosiddetto “ascensore (del premio graduale, ndr), il metodo Calderoli è saltato. Almeno – auspica – mettiamoci d’accordo sul premietto: deve andare al primo partito perché ci sia un timone saldo che consenta il governo del paese e per fare questo, bisogna fare i conti con i numeri”.
Lo stallo e il continuo andirivieni di proposte sono un “balletto indecente” per il portavoce nazionale di Diritti e Libertà Massimo Donadi (ex capogruppo Idv). “I tatticismi e i piccoli interessi di partito hanno prevalso sulla ragione e sulle esigenze del paese – spiega Donadi-. Se si fosse dato ascolto al milione e duecentomila cittadini che hanno firmato per il referendum che chiedeva il ritorno al Mattarellum, non ci saremmo trovati in questa assurda situazione”. Posizione identica a quella del leader Idv Antonio Di Pietro che, a questo punto, “chiede a Napolitano di inviare un messaggio formale alle Camere”. Infatti, aggiunge, “si deve andare a votare ma non con questa legge porcata e quindi aspettiamo un messaggio formale del Capo dello Stato. Basta con i consigli”. Francesco Rutelli dell’Api si domanda se siano “legislatori o sarti al mercato”, perché ”occorre una legge stabile, restituire ai cittadini il diritto di scelta, non aggiustare l’abito secondo il comodo del cliente di turno”.