La decisione è del giudice di sorveglianza di Milano. Il 6 dicembre il direttore del Giornale subirà un processo per direttissima perché subito dopo essere stato portato a casa dalla Polizia è evaso. Secondo il giudice non conta la sua volontà quanto l'applicazione della legge "svuotacarceri"
Alessandro Sallusti resta ai domiciliari. Lo ha deciso il giudice della Sorveglianza di Milano, Guido Brambilla, che ha respinto l’istanza presentata sabato scorso con la quale la difesa del giornalista chiedeva che scontasse la sua pena a 14 mesi di detenzione in carcere. Il direttore de Il Giornale, condannato per diffamazione, aveva dichiarato di volere andare in prigione. Una sfida nei confronti dei magistrati che, a suo dire, avrebbero dovuto comprendere che un giornalista non può finire in carcere per quel reato. L’impegno della politica per evitarglielo aveva prodotto una riforma della legge sulla diffamazione che prevedeva la privazione della libertà per i soli cronisti salvando i direttori, ma dopo le proteste della Fnsi – con sciopero indetto e poi sospeso – il testo è stato definitivamente affossato in Senato.
Secondo il giudice il giornalista deve stare ai domiciliari anche contro la sua volontà: “La legge svuotacarceri (ex legge 199, ndr)è uno strumento deflattivo che opera indipendentemente da una specifica istanza di parte e che deve essere disposto ogni qualvolta ne ricorrano i presupposti di legge”. Per questo, scrive il magistrato della sorveglianza Guido Brambilla, i domiciliari per Alessandro Sallusti devono essere applicati anche in opposizione a quanto desiderato dal detenuto. L’espiazione della pena presso il domicilio “ex legge 199 – scrive il giudice – non rientra nel novero delle misure alternative in senso stretto (cui l’istante ha inteso rinunciare) ma costituisce un istituto adottato dal legislatore per fare fronte a superiori esigenze deflattive imposte dal sovraffollamento inframurario, al fine di garantire così una migliore organizzazione degli istituti di pena a beneficio dell’intera popolazione carceraria”. Il direttore del quotidiano di via Negri spiegava nell’istanza respinta di non aver “richiesto alcun beneficio o misura alternativa” e che “il mio caso” è “stato additato dalla stampa quale frutto di una condizione privilegiata rispetto a quella di altri condannati verso i quali l’applicazione della detenzione domiciliare non è stata richiesta o concessa”
Il 6 dicembre Sallusti subirà un processo per direttissima perché il 1° dicembre ha lasciato la sua abitazione andando nella redazione del quotidiano, in via Negri, dopo essere stato prelevato dalla sede del Giornale e portato a casa di Daniela Santanché. Subito dopo l’evasione Sallusti è stato arrestato. E per questo rischia una condanna da 1 a 3 anni di reclusione per il reato di evasione.
Dal provvedimento del giudice Brambilla si evince che durante la sua detenzione domiciliare Alessandro Sallusti potrà scrivere e telefonare. Il giornalista potrà uscire, inoltre, dalle 10 alle 12 di ogni giorno per “soddisfare le indispensabili esigenze di vita”. In più non potrà ricevere persone diverse dai propri familiari e, oltre alle prescrizioni di routine come il divieto di detenere in casa sostanze stupefacenti, armi o frequentare pregiudicati, avrà l’obbligo di garantire l’accesso delle forze dell’ordine per gli eventuali controlli. Infine, qualsiasi deroga, come andare in ufficio o in ospedale per visite, dovranno essere chieste al magistrato di sorveglianza.
Lo scorso 26 settembre la V sezione penale della Corte di Cassazione lo aveva condannato in via definitiva. L’articolo al centro delle vicenda, era firmato Dreyfus ovvero il parlamentare Renato Farina autosospesosi dopo che l’ordine dei giornalisti aveva valutato la sua radiazione per aver aiutato il Sismi ad avere informazioni sul caso Abu Omar. In quel testo si scriveva che un giudice aveva obbligato una ragazzina ad abortire. Notizia falsa e mai rettificata.