Sono le 7:58 del 16 ottobre 2012. Giuseppe Spinelli telefona a un numero intestato a Rti, società Mediaset che detiene le concessioni televisive del gruppo. Risponde Silvio Berlusconi. Il contabile di Arcore e il Cavaliere parlano per 1.258 secondi, ben venti minuti. In quel momento Spinelli, che utilizza un cellulare attivato da poco, si trova nella sua casa di Bresso. Accanto ha i rapitori che dalla sera prima tengono sotto sequestro lui e la moglie. La banda vuole 35 milioni in cambio di materiale scottante, che dicono potrà essere utilissimo a Berlusconi. È stato il capo dei sequestratori, Francesco Leone, a obbligare Spinelli a fare quella telefonata. Spinelli chiama.
Questo raccontano i tabulati telefonici del ragioniere depositati agli atti dell’indagine condotta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. L’informativa della polizia giudiziaria sul traffico telefonico ricostruisce una storia in parte diversa da quella raccontata dal ragioniere. E dimostra che Spinelli, quando il 18 ottobre è stato sentito in Procura, non ha raccontato tutto. Sono quattro, infatti, le differenze tra la versione del contabile di Berlusconi e ciò che risulta dai tabulati. 1) Martedì 16 il ragioniere effettua continui spostamenti 2) Non risulta la telefonata dei rapitori che dice di aver ricevuto sul fisso dell’appartamento di Bresso alle 15: a quell’ora, Spinelli è invece negli uffici di Segrate. 3) I contatti con la scorta iniziano solo nella serata del 17 ottobre. 4) Compare un nuovo cellulare che chiama Spinelli decine di volte in 24 ore.
La storia inizia con la telefonata delle 7:58 che, mette a verbale il ragioniere, “dura non più di due o tre minuti”. Secondo quella versione, l’ex premier taglia corto e dice: “La faccio chiamare da Ghedini”. E in effetti il legale chiama , ma alle 8:28 e cioè dopo i ben 1.280 secondi di colloquio tra il Cavaliere e il suo tesoriere. Da quel momento in poi, annotano gli investigatori, “i contatti che Spinelli ha intrattenuto con l’onorevole Berlusconi e con l’avvocato Ghedini (…) sono stati 102”. Una frequenza a dir poco frenetica perché spalmata su appena due giorni: dalla mattina del 16 ottobre alla sera del 17. Insomma gli approfondimenti investigativi mettono in dubbio quella che fino a oggi risultava essere una delle poche certezze acquisite: la versione di Spinelli dettata ai magistrati. Ventidue pagine di verbale che, oltre a narrare la notte del sequestro, spiegano i momenti successivi al rilascio, con i rapitori che abbandonano l’appartamento alle 9 della mattina.
Ecco allora un passaggio decisivo di quel verbale. Alle ore 15 del 16 ottobre il telefono fisso di casa Spinelli squilla. Qualcuno (dei rapitori?) chiede “cosa si fosse deciso riguardo alla proposta”. Ottenuta risposta negativa dallo stesso ragioniere, il telefonista riattacca. Secondo le sue dichiarazioni, Spinelli è nel suo appartamento “alle 15 passate”. Questo il racconto ufficiale. Tutt’altro quadro, invece, emerge dai tabulati. Vediamo orari e luoghi: dopo la chiamata mattutina a Berlusconi, il tesoriere arriva ad Arcore alle 10:45. Alle 12:02 è già sulla via del ritorno. All’altezza del comune di Villasanta chiama il numero fisso di casa sua con un cellulare intestato alla Dolcedrago spa. Alle 12:37, il ragioniere è a casa. Il suo portatile, però, resta spento fino alle 14:37. A quell’ora Spinelli è di nuovo per strada. Dieci minuti dopo, e dunque ben prima delle 15 (ora in cui dice di aver ricevuto a casa la telefonata dai banditi), è nel suo ufficio di Segrate. Sono le 14:47. Nessuna notizia della chiamata dei rapitori. I tabulati non la rilevano. Rivelano invece altri particolari inediti.
Il 19 novembre, giorno degli arresti dei sei sequestratori, durante la conferenza stampa in Questura viene detto che la scorta di Berlusconi prelevò i coniugi Spinelli per portarli in una località segreta. Il tutto sarebbe accaduto il 16 ottobre, al termine del sequestro. Invece, in quella giornata, Spinelli fa tutto tranne che fuggire. Addirittura passa il pomeriggio nel suo ufficio di palazzo Bernini a Segrate. Che cosa fa? Riceve certamente alcune telefonate, tra cui quella di Cristina Rossello, avvocato, segretario del patto di sindacato in Mediobanca, dal 2012 nel cda Mondadori, nonché legale di Berlusconi nella causa di divorzio con Veronica Lario. Insomma, il “ragiunat” si occupa di tante cose, ma non dei rapitori, dai quali, peraltro, non sarà mai più contattato. E così, lasciato l’ufficio, passa per Sesto San Giovanni e alle 18:07 è tranquillamente nel suo appartamento di Bresso. Qui, alle 21:04, lo chiamerà Berlusconi. Siamo così arrivati alla sera del 16 ottobre. Della scorta nessuna traccia. Comparirà solo nel tardo pomeriggio del 17 ottobre, un giorno dopo rispetto alle versioni ufficiali.
Fausto Di Gregorio, il capo scorta del Cavaliere, chiama Spinelli alle 19:16 del 17 ottobre. I due parlano per 100 secondi. Il ragioniere si trova a Macherio. Insomma, l’inchiesta appare ben lontana dall’essere chiusa. Troppi i particolari non chiariti. E infine l’ultimo mistero. Quello di un cellulare intestato a Rti spa “ma di cui si sconosce l’utilizzatore”. Un cellulare che tra il 16 e il 17 è in giro per Milano e contatta Spinelli per 31 volte.
di Eleonora Lavaggi e Davide Milosa
da Il Fatto Quotidiano di martedì 4 dicembre 2012