Secondo la Procura il governatore sarebbe stato al corrente della voragine di debiti. Non solo le dichiarazioni dell'ex direttore amministrativo dell'azienda sanitaria apuana (condannato a 5 anni e mezzo) tirano in ballo il presidente della Regione, ma anche telefonate in cui parla di rendiconti e assegnazione del fondo sanitario
Non è solo l’ex direttore amministrativo Ermanno Giannetti a tirare in ballo il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi nell’inchiesta sul buco milionario dell’Asl di Massa, procura che l’ha indagato per falso ideologico insieme al dirigente regionale Carla Donati e al suo superconsulente, Niccolò Persiani. Ci sono anche le telefonate, i dialoghi in cui il governatore parla di bilanci, accenna all’assegnazione del fondo sanitario, ai conti di ognuna delle province toscane.
E’ quanto emerge dalle carte, rese note dal Corriere Fiorentino, in cui sono riportati alcuni stralci delle intercettazioni che delineano meglio il ruolo di Rossi. Che, secondo la Procura, sarebbe stato al corrente della voragine di debiti occultata. Cifra notevole – si parla di centinaia di milioni – a cui in parte si fa riferimento anche nelle conversazioni. “Ascolta, stavo guardando le chiusure dei bilanci del 2011 (…) avremmo l’opportunità di far chiudere tutte in pareggio, tranne due” viene chiarito in una telefonata del 2 maggio. Il motivo? “Perché quest’anno più aziende chiudiamo in pareggio e più soldi prendiamo” .
L’accusa, insomma, è che i vertici sapessero della situazione critica; cosa che la difesa di Rossi, rappresentata dall’avvocato Gaetano Viciconte, ha sempre spiegato con chiarezza sottolineando che è stato proprio il presidente della Regione, presentandosi in Procura, a far scattare l’inchiesta. E ricordando anche che “i bilanci delle Asl toscane, primi in Italia, sono certificati”. Precisazione, questa, che sembra non sia bastata ai magistrati. Anche perché l’accusa, per il legale di Rossi, ha dato peso alle dichiarazioni di Giannetti, condannato a 5 anni e 6 mesi per peculato. “Sono le sue dichiarazioni ad aver originato l’invito a comparire e l’iscrizione del presidente sul registro degli indagati” attacca l’avvocato. “Quando ho visto un reato o qualcosa che non andava sono andato subito a denunciarlo alla Procura e alla Corte dei conti, se avessi avuto qualcosa da nascondere lo avrei nascosto. I nostri bilanci sono sani e ne siamo orgogliosi – ha ribadito Rossi – Anche nel 2011 abbiamo portato i bilanci in pareggio. Verifichino pure. Darà noia l’attacco politico e strumentale e certi atteggiamenti ma la politica è fatta anche di questo. Come dice Bersani la politica alle volte da’ dei dispiaceri ma tengo duro”.
La posizione del Governatore sarà comunque chiarita nei prossimi giorni, quando comparirà davanti ai magistrati e spiegherà nei dettagli il suo ruolo nella vicenda. E magari anche un’altra telefonata che riguarda le Asl in perdita.
In una conversazione pubblicata ieri dal dorso fiorentino del Corriere, che si riferisce alla serata del 24 maggio, erano emerse alcune risposte sulle quali è montata la polemica. In un primo caso risponde a un suo consigliere (non indagato) lo chiama spiegandogli che “c’è qualche problemino a Lucca” e che “nei vecchi bilanci” un dirigente dell’Asl locale “gli avanzi dei fondi dei dipendenti non li metteva a debito, ma li metteva a copertura del disavanzo sul bilancio”. E Rossi risponde: “Sì, va beh, ragazzi, e vuol dire che non si pagano i dipendenti…”. L’altro ribatte: “Ora domattina sento”. E il governatore: “E riprende l’ansia… Cioè stiamo attenti, ecco”. E dopo una breve interruzione dell’interlocutore continua: “… visto che nel mondo venga tutta la magistratura, governano loro, carabinieri accanto a ogni dipendente pubblico”. Per la Finanza, spiega il Corriere Fiorentino, si tratta di un riferimento a quanto ha detto Ermanno Giannetti, accusatore di Rossi, “a proposito del sistematico occultamento di perdite dei bilanci di esercizio dell’Asl di Massa, imposto e condiviso dalla Regione Toscana”.
In un’altra telefonata conversazione, sempre riportata dal Corriere Fiorentino, il presidente della Regione parla delle province, soffermandosi su Pistoia. “Non lo so – spiega al suo interlocutore – magari riaprono i bilanci e li pareggiano con 500mila euro. Si possono ancora riaprire?”. Dall’altro lato della cornetta è pronta la replica: “Devono ancora chiuderli. Perché noi gli facciamo l’assegnazione definitiva”. Ecco che spunta l’idea di Rossi. “Stavo pensando che se te togli alle aziende, tutte, una cifra. Quando viene fuori che nei bilanci…”. La soluzione però non sembra fattibile perché i soldi devono essere “dati a tutti”. “Perfetto – incalza Rossi – ma fermo restando lo sfondo di Carrara, che ormai è andato a meno 55, se tutte le aziende che sono in pareggio togliessero 500mila euro”. Eppure l’assessore ribatte: “No però sono obbligata a darli a tutti…”. Rossi allora fa il punto: “Mi spiego meglio. Massa meno 55. Lucca se gli dai quello pareggia”. Sono ancora una volta i soldi al centro delle conversazioni, anche del consulente del Governatore, Persiani, che il 24 ottobre 2011 è stato intercettato in una telefonata ritenuta dall’accusa molto significativa. “Poi ti ripeto questi soldi… – afferma – c’è da capire. C’era da capire quanti erano, quant’era il buco, come l’hanno nascosto e tutte le cose. Che poi quando tutto cadrà in prescrizione ti racconterò tutti i dettagli. Non posso dirteli: non sarebbe corretto. Dopo ci sarà da capire chi li ha presi. (…) Io non voglio pensare tangenti, questo non lo voglio dire, lo valuteranno”.