Il fatto non sussiste per Luigi Fiorentini, Carlo Gori, Franco Cataoli, funzionari delle Officine Grandi Riparazioni dove si sono verificate 200 morti negli ultimi 30 anni per l'amianto. Nel 2009 per la morte di altri dipendenti deceduti per mesotelioma era però arrivata la condanna
Sono stati assolti perché il fatto non sussiste tre ex dirigenti delle Ferrovie dello Stato accusati della morte per amianto di 9 operai che avevano lavorato alle Officine Grandi riparazioni di Bologna. Si tratta di Luigi Fiorentini, ex responsabile delle Ogr, Mario Gori, ex responsabile dell’ufficio centrale grande riparazione del materiale rotabile e Franco Cataoli, dirigente delle Officine. Il giudice Mariangela Castore ha tuttavia rinviato il deposito delle motivazioni e solo fra 90 giorni si potrà sapere il ragionamento che ha portato il magistrato ad assolvere i tre accusati.
Fiorentini, Gori e Cataoli erano stati già condannati (i primi due a un anno di reclusione, il terzo a 10 mesi) all’inizio del 2009 per la morte di altri 12 operai della officina che costruiva i vagoni per i treni italiani coibentati con l’amianto, come allora era prassi in molte parti del mondo. In Italia l’amianto è fuorilegge dal 1992. Contro la condanna del 2009 ora la difesa attende il processo d’appello: “Quella di oggi è una sentenza giusta – ha detto l’avvocato Armando d’Apote, che difendeva Gori – che in parte fa giustizia di altre sentenze difficili da motivare, come la precedente del 2009, già appellata. Una sentenza di condanna che aveva richiesto 32 mesi per essere motivata”.
Dall’altra parte però sono i lavoratori a essere preoccupati per questa sentenza. “Alla Officina grandi riparazioni ci sono stati 200 morti negli ultimi 30 anni a causa dell’amianto – spiega a ilfattoquotidiano.it Silvano De Matteo, da quasi 30 anni in quella fabbrica – attendiamo le motivazioni, ma temiamo che questa sentenza possa ribaltare tutte le sentenze passate, in appello e cassazione, e quelle future”.
La Filt Cgil – che in questo processo a differenza del precedente non si era costituita parte civile – ha subito emesso un comunicato stampa dove ribadisce le proprie accuse all’azienda: “Restiamo in attesa della motivazione della sentenza, ma ci preme evidenziare come sia ormai fuor di dubbio e condiviso sul piano giudiziario e scientifico come la realtà produttiva in Ogr Bologna fosse assolutamente carente in ordine al doveroso e legalmente imposto rispetto della normativa preventiva in materia di tutela della salute di chi lavorava”.
L’avvocato D’Apote difende però le Ferrovie dello stato: “Non dimentichiamo che le Fs dismisero l’amianto molti anni prima che lo imponesse la legge. La realtà è che non si può sapere in quale periodo quell’innesco porta alla nascita della malattia si sia verificato”. L’operaio De Matteo però rifiuta questa linea: “Dappertutto si può prendere l’amianto è vero, ma è impossibile non legare la presenza dell’amianto coi decessi che ci sono in Ogr”.
La Procura di Bologna con la pm Maria Gabriella Tavano, aveva chiesto un anno e sei mesi per tutti gli imputati che, secondo l’accusa, avevano un obbligo di vigilanza e controllo anche se all’inizio degli anni Settanta, periodo a cui risalirebbero i contatti con l’amianto di questi nove operai morti, la sostanza non era ancora fuorilegge nel nostro Paese.