Sdoganati, ma fino a un certo punto: dopo le primarie, Bersani e il Pd fanno un po’ meno paura all’Europa, all’America e alla stampa estera. Guida la fila dei convertiti addirittura il New York Times: “Una svolta a sinistra non distruggerebbe l’Italia. Se Bersani dovesse vincere le politiche della prossima primavera, la prospettiva sarebbe migliore di quello che si potrebbe pensare”. Certo, “gli investitori -ammette il quotidiano- vogliono che il premier, dopo le elezioni, rimanga Mario Monti, ma è più probabile che a prendere il suo posto sia il leader del Pd”. Il che non sarebbe una iattura, se non altro perché il programma di governo –sostiene il giornale- resterebbe lo stesso.
Però, il partito più forte, fra i partner internazionali dell’Italia e pure in Vaticano, fra economisti e giornalisti, resta quello di un ‘Monti 2’. Anche se le idee sono confuse: ultimamente, scrive ironicamente il Financial Times, le prospettive politiche italiane sono state “limpide quanto il cielo di Milano in autunno” –come se quello di Londra fosse meno grigio-. La vittoria di Bersani nelle primarie ha “riportato un po’ di chiarezza”. Ma se il Pd vuole vincere le politiche, avverte FT, il leader democratico deve “mettere in chiaro che il suo governo seguirà la strada segnata da Monti“.
Meno reciso, e meno ideologico, Der Spiegel online, secondo cui, dopo l’intermezzo dei Professori, gli italiani vogliono di nuovo scegliere da chi farsi governare: desiderio legittimo, viene da chiosare, e ampiamente condiviso nei loro Paesi dai cittadini europei. Però, e magari proprio per questo, l’avvicinarsi delle politiche fa venire i brividi tanto agli italiani quanto ai vicini di casa dell’Ue. “Cosa porterà il voto?” si chiede il settimanale sul sito. “Di nuovo Berlusconi?, o l’opposizione?, o una coalizione a più partiti, ampia ma litigiosa?”. Il giorno dopo il voto, è la previsione, “insieme alla paura, cresceranno velocemente anche gli interessi dell’esorbitante debito pubblico”. Che fare, quindi? Per molti, scrive Der Spiegel, “la soluzione è ovvia, anche se non facile da mettere in pratica: Super Mario”.
Insomma, gli italiani sono liberi di scegliere, purché si tengano Monti o un clone del Professore. E’ una soluzione che piace pure al FT, che però agita l’incognita Berlusconi –torna?, non torna?- e ha il rovello del dubbio: riuscirà il Professore a ottenere un secondo mandato? I favori del pronostico vanno, oggi, a Bersani, che sconfitto Renzi, guiderà il Pd alle elezioni: “I democratici per governare dovranno formare una coalizione. Ma dal momento che sono largamente in testa nei sondaggi, Bersani ha buone probabilità di diventare il prossimo premier”.
E allora, se proprio si dovrà fare a meno di Monti, tanto vale mettersi subito a scrivere il programma del successore: l’FT è disinvolto in questo esercizio. Compito principale del leader democratico sarebbe mettere in chiaro che il suo governo seguirà la strada segnata dal Governo Tecnico – insomma, il Bersani 1 sarebbe un Monti 2 -.
Il che significa mantenere la linea del rigore sulle finanze pubbliche, non fare marcia indietro sulle riforme delle pensioni e del lavoro e ridurre la spesa per finanziare i tagli fiscali per imprese e lavoratori. Fino ad ora, nota il quotidiano economico, il leader del Pd ha sempre ringraziato Monti per il suo lavoro, ma è stato meno chiaro sul mantenimento della sua agenda. Cosa che dovrebbe affrettarsi a fare, perché, per FT, questo è ciò che determinerà la credibilità di ogni futuro governo italiano agli occhi degli investitori e dei partner europei.
Perché, e qui torniamo al New York Times, “la politica italiana è sempre molto pittoresca, ma quello che succederà alle elezioni non è uno scherzo. Nonostante la promessa della Banca centrale europea di fare tutto il possibile per salvare l’euro, l’Italia è ancora vicina al tracollo finanziario. E se cade lei, trascina il resto dell’Eurozona con se”. Il giornale pone tutta una serie d’interrogativi cui non dà risposte e che tradiscono una relativa comprensione della politica italiana: riusciranno Pd e Sel ad avere la maggioranza assoluta?, e Monti darà il suo sostegno al movimento creato da Luca Cordero di Montezemolo, il presidente della Ferrari? E, ancora, che cosa farà Berlusconi? e come si comporterà Beppe Grillo?
Quale che sia il risultato, i rischi ci sono. Ma il NYT, rispetto a FT, fa un’apertura di credito maggiore a Bersani alias Monti, che – ricorda- ”è stato uno dei pochi sostenitori del cambiamento, quando Romano Prodi era premier nello scorso decennio”. E il successo nelle primarie vale a quello che les Echos definisce “l’Hollande italiano” un sussulto d’attenzione della stampa internazionale: benevola, in particolare, quella di Le Monde, El Pais, The Guardian.