La prossima udienza è stata fissata il 14 dicembre. Ai cronisti in Tribunale: "Ringrazio anche voi, anche se la classe dei giornalisti, in generale, non è stata molto solidale”. Il procuratore capo di Milano Bruti Liberati ha emanato una direttiva che prevede la detenzione domiciliari per i casi simili a quelli del direttore
Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti ha chiesto e ottenuto di essere giudicato il rito abbreviato nel processo per direttissima nel quale è accusato di evasione per aver violato l’obbligo di domicilio. Rito che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena. Il giornalista che tornerà in aula il 14 dicembre per la prossima udienza, all’entrata del tribunale di Milano si è fermato a parlare con i colleghi cronisti e rispetto alla sua richiesta di andare in carcere ha detto: Ormai il carcere non posso più chiederlo, visto che hanno respinto la mia richiesta”. A chi gli chiedeva come passa le sue giornate, Sallusti ha risposto: “Certo non è simpatico”.
Il direttore ha spiegato che quando sabato scorso ha compiuto il “gesto simbolico”, cioè uscire dalla sua abitazione mentre era già in stato di detenzione domiciliare, lo ha fatto “perché voleva andare a San Vittore, per manifestare la sua volontà di scontare la pena per diffamazione in carcere“. Oggi in tribunale a seguire l’udienza c’era anche il presidente dell’Ordine del Giornalisti, Enzo Iacopino, e Sallusti ha spiegato di aver “apprezzato il gesto e la presenza” del presidente dell’Ordine. “Ringrazio anche voi – ha detto rivolto ai cronisti – che state facendo il vostro lavoro, anche se la classe dei giornalisti, in generale, non è stata molto solidale”. A chi gli ha chiesto inoltre un commento sulla probabile nuova discesa in campo di Silvio Berlusconi, ha risposto con un sorriso: “Se oggi non smentisce ancora, la vedo bene”. Infine Sallusti ha chiesto ai cronisti di concludere l’intervista “perché devo salire in macchina, sennò – ha aggiunto ridendo – mi arrestano un’altra volta”.
Sallusti in questo processo è difeso dagli avvocati Valentina Ramella e dall’ex ministro Ignazio La Russa, il quale fermandosi con i cronisti ha spiegato che il direttore può confidare nell’assoluzione dall’accusa di evasione dai domiciliari, perché “ci sono elementi in questo senso”. L’ex ministro della Difesa ha chiarito che “la difesa ha prodotto nel processo il video, disponibile anche sul sito del Giornale, che riprende i momenti dell’uscita dall’abitazione del direttore che è stato poi subito fermato dai verbalizzanti”. Nel processo è stato depositato anche il video della conferenza stampa di venerdì scorso nella quale Sallusti aveva ribadito la sua volontà di scontare la pena di 14 mesi di reclusione per diffamazione in carcere e non ai domiciliari.
Intanto il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, dopo le polemiche dei giorni scorsi sul trattamento riservato al giornalista, ha emanato una direttiva a Ufficio Esecuzione della Procura che prevede la richiesta di detenzione domiciliare per tutti i casi simili a quello di Sallusti e per i quali quindi possa essere applicata la legge ‘svuotacarcerì e la ‘doppia sospensione’ della pena. In un comunicato consegnato ai cronisti, Bruti Liberati spiega che “in relazione alle determinazioni assunte” nel procedimento Sallusti “è emersa la necessità di una rivisitazione delle prassi applicative della legge 199 del 2010 (la ‘svuotacarcerì, ndr) al fine di assicurare la uniformità di indirizzo che appare esigenza imprescindibile nella materia della esecuzione penale”.