In Lazio, la povera Renata Polverini è stata obbligata dal Tar a convocare le elezioni a spron battuto. Ha provato a dire 10-11 febbraio 2013, ma poi il Tar è intervenuto di nuovo e ha anticipato la data al 3-4 febbraio. D’accordo, la Regione Lazio ha uno statuto che impone di votare entro 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale e affida il compito di indire i comizi al presidente della Regione. Ma è mai possibile che invece, qua al Nord, Formigoni possa tirare in lungo come gli pare?
Anche la Lombardia ha uno statuto che indica (all’articolo 12) 90 giorni come tempo tra lo scioglimento del Consiglio e il voto. Non indica però il presidente come colui che deve indire i comizi. Dunque vale la regola generale: è compito del ministro dell’Interno.
E allora: ci dica il ministro Annamaria Cancellieri quando diavolo potremo votare in Lombardia. Perché tanta pressione su Polverini a Roma e invece mano libera a Formigoni a Milano?
Ha provato a chiederlo un consigliere uscente, Stefano Zamponi dell’Italia dei Valori (quello a cui il simpatico presidente aveva dato del “pirla”, perché aveva avuto l’ardire di ricordargli di essere imputato, in un processo per diffamazione, per aver accusato i Radicali di aver manipolato loro le firme false del suo “listino”). Zamponi non ha ricevuto risposta. I partiti, del resto, non hanno fretta. A sinistra vogliono il tempo per fare le primarie (candidati Umberto Ambrosoli, Andrea Di Stefano, Alessandra Kustermann) e un po’ di campagna elettorale. A destra non sanno che pesci pigliare, se andare alle elezioni divisi, con due candidati come l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini e il nuovo capo della Lega Roberto Maroni, oppure se compattarsi attorno a una sola candidatura (un terzo coniglio estratto dal cilindro di Silvio Berlusconi, oppure lo stesso Maroni, che ha già detto che non ci pensa proprio a mollare).
Ma intanto la giunta Formigoni macina delibere, sceglie uomini, spende soldi, ipoteca il futuro. Ha per esempio deciso di fare, sull’area dell’Alfa Romeo di Arese, un bell’insediamento urbanistico: via la vecchia fabbrica e su l’ennesimo centro commerciale, con contorno di edilizia residenziale. È “ordinaria amministrazione”, questa, che determina la sorte futura di tre comuni, Arese, Lainate e Rho, e obbliga chi verrà dopo Formigoni a seguire una strada già tracciata?