In occasione della conferenza Onu di Doha, gli attivisti hanno preparato un dossier sui sussidi, diretti e indiretti, per i carburanti inquinanti. Nel 2013 questi regali potrebbero aumentare ancora grazie al decreto Sviluppo, a scapito di rinnovabili e, quindi, dell'ambiente
Oltre 9 miliardi di euro. Tanto ammontato i sussidi statali che ogni anno vanno alle fonti fossili. La metà del bilancio alla Difesa del nostro Paese. Ad annunciarlo è Legambiente, che in occasione della conferenza Onu di Doha sui mutamenti climatici ha preparato un dossier sui sussidi, diretti e indiretti, all’energia fossile. Che avvisa: nel 2013 questi regali ai carburanti inquinanti, grazie al decreto Sviluppo, potrebbero aumentare.
Nel mondo attualmente si spendono ben 630 miliardi di dollari per sovvenzionare agricoltura, trasporti e settore petrolifero. I principali sovvenzionatori sono India, Cina, Usa e Brasile. Secondo l’ International Energy Agency (IEA) eliminando i sussidi si potrebbe tagliare quote rilevanti di emissioni di gas serra. Secondo il capo economista della IEA Fatih Birol intervenire sui sussidi potrebbe accorciare significativamente l’emission gap, l’obiettivo climatico di riduzione delle emissioni necessario a contenere l’aumento di temperatura globale di 2°C al 2020.
Legambiente stima che l’Italia ha artificialmente abbassato i costi dei carburanti da fonti fossili per 4,52 miliardi di euro per autotrasportatori, centrali di energia non rinnovabile e imprese ad alto consumo energetico. Altri 4,59 miliardi sono stati erogati indirettamente, tra finanziamenti per nuove strade e autostrade e ‘regali’ per le trivellazioni. Per gli ambientalisti un ostacolo alla possibilità di innovare il nostro sistema energetico, di ridurre le emissioni di CO2 e l’inquinamento, e di creare benefici per famiglie e imprese.
Nel rendiconto finiscono i 62 milioni per le centrali da fonti fossili nelle isole minori, 1620 per imprese energivore come cementifici e raffinerie, mentre 500 vanno agli autotrasporti. Indirettamente 3 miliardi sono allocati per le nuove opere stradali e autostradali. La cifra più disturbante sono i sussidi legati alla produzione e alle estrazioni petrolifere: 1,5 miliardi di euro dati alle compagnie petrolifere. Impossibile, però, verificare con accuratezza la metodologia con cui queste tabelle sono state realizzate.
Nel tabellario manca tuttavia un’altro sussidio per petrolio&co: la riduzione dell’aliquota del 30% dei carburanti per l’agricoltura. Nel 2010 questi sgravi sono costati 493 milioni di euro. Soldi, sostengono gli agricoltori, fondamentali per supportare la produzione italiana che sarebbe schiacciata dalle accise sulla benzina. Da gennaio poi il conto potrebbe allungarsi: grazie al Decreto Sviluppo alla lista si dovrebbero aggiungere altre centinaia di milioni di euro grazie a nuovi sussidi introdotti per le vecchie centrali a olio combustibile, per il via libera alle nuove trivellazioni di petrolio e gas e per il nuovo sgravio fiscale fino al 50% per le nuove autostrade.
“I sussidi ai combustibili fossili vanno eliminati per aiutare il settore delle rinnovabili e fermare il global warming”, sostiene Federico Antognazza, vicepresidente di Italian Climate Network, la rete italiana di attivisti per il clima. “Occorre tuttavia un’azione condivisa tra i decisori politici, le associazioni non governative (che dovrebbero condividere le loro conoscenze e strumenti per raggiungere una proposta condivisa) e i cittadini. Infatti parlare di sussidi ai combustibili fossili ai cittadini non è argomento semplice: le decisioni devono essere prese in maniera coesa. Anche all’interno degli stati membri per garantire ricadute eque dal punto di vista economico”.
Secondo Edoardo Zanchini, di Legambiente, “ridurre i sussidi a livello globale servirebbe a tagliare le emissioni di CO2 di 750 milioni di tonnellate promuovendo al contempo efficienza energetica e uso delle tecnologie rinnovabili”. Per il momento il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera non ha comunicato alcuna intenzione di voler tagliare i sussidi. “E’ incredibile che nella strategia energetica nazionale proposta dal ministro il tema sia completamente ignorato”, prosegue Zanchini. “Eppure un Paese importatore di petrolio, carbone e gas come l’Italia avrebbe tutto l’interesse a cambiare modello energetico riducendo consumi e importazioni. In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo cancellare questi 9 miliardi di sussidi è una scelta nell’interesse generale”.
In controtendenza il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che durante un’intervista al Fatto Quotidiano ha ricordato che “i sussidi ai combustili vanno tagliati. Lo chiede l’Agenzia Internazionale dell’Energia. Lo richiede il G20 che a Pittsburgh ha approvato un documento per iniziare un processo di eliminazione dei combustibili fossili. E lo chiede anche la EU. Un segnale forte giunge dalla Direttiva EU sulla fiscalità energetica che preme per un taglio ai sussidi al consumo”. La Direttiva infatti dovrebbe limitare i sussidi al consumo erogati attraverso taglio del prelievo fiscale, parificano il prezzo e determinandolo in base al contenuto carbonico. “Se la direttiva fosse efficace si potrebbe agevolare il mercato di mezzi elettrici. E liberare risorse utili per la crescita e la green economy”, conclude Antognazza.