Nessun indenizzo. A volerlo non è il governo tedesco, ma la Presidenza del Consiglio dei ministri. Che ha chiesto alla Corte di Cassazione di non accogliere il ricorso presentato a Torino da 173 persone, o loro eredi, trascinate a forza nei campi di lavoro e di sterminio in Germania fra il 1943 e il 1945, durante la seconda guerra mondiale
Nessun risarcimento per i deportati nel lager nazisti. A volerlo non è il governo tedesco, ma la Presidenza del Consiglio dei ministri. Che ha chiesto alla Corte di Cassazione di non accogliere il ricorso presentato a Torino da 173 persone, o loro eredi, trascinate a forza nei campi di lavoro e di sterminio in Germania fra il 1943 e il 1945, durante la seconda guerra mondiale. I ricorrenti chiedono di essere indennizzati tra gli altri anche dalla Repubblica federale tedesca.
L’Italia, fra l’altro, ha chiesto alla Cassazione di non rispettare una sua precedente pronuncia con la quale aveva sancito che la Germania, pur essendo uno Stato sovrano, “non ha il diritto di essere riconosciuta immune dalla giurisdizione civile del giudice italiano”: viene infatti citata, a questo proposito, una decisione della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja del 3 febbraio. I giudici avevano accolto il ricorso di Berlino contro l’Italia e bloccato le indennità per le vittime dei crimini nazisti. Secondo quel verdetto l’Italia “ha mancato di riconoscere l’immunità riconosciuta, dal diritto internazionale, a un altro stato sovrano come la Germania“. La Corte aveva accolto tutti i punti di ricorso presentati dallo stato tedesco che accusava l’Italia e il suo sistema giudiziario di “venire meno ai suoi obblighi di rispetto nei confronti dell’immunità di uno stato sovrano come la Germania in virtù del diritto internazionale”. L’Aja aveva poi concordato con la richiesta di Berlino di “ordinare all’Italia di prendere tutte le misure necessarie” affinché le decisioni della giustizia italiana che contravvengono alla sua immunità siano prive d’effetto e che i suoi tribunali non pronunzino più sentenze su simili casi”. Per i ricorrenti però la stessa Corte, in composizione diversa, il 12 luglio successivo, si era dichiarata incompetente a decidere sulla questione, che resta quindi, a loro giudizio, di pertinenza della magistratura italiana.
‘La Corte di Cassazione aveva acceso una luce, il Governo la spegne – riflette l’avvocato Luca Procacci, legale dei 173 ex deportati – L’Italia vuole che la Cassazione sconfessi il giudizio della Cassazione in forza di una pronuncia della Corte dell’Aja. Significa che la certezza del diritto è minata da interessi sovranazionali”. L’avvocato conferma che, all’udienza in Cassazione, produrrà una nuova pronuncia della Corte dell’Aja, affermando che torna a favore dei ricorrenti.