Secondo la Sueddeutsche Zeitung, sarebbe stata Bank Sarasin la controparte della controllata elvetica dell'istituto di piazza Cordusio nelle operazioni illecite. Pochi clienti ma ricchi, l'istituto di Basilea da sempre si fregia della pubblicazione di un report sulla sostenibilità sociale e ambientale delle grandi società, stilando giudizi da incorruttibile censore sui comportamenti scorretti degli altri
Nella lunga lista di banche che predicano bene e razzolano male è entrata ieri di diritto la svizzera Bank Sarasin. La Sueddeutsche Zeitung ha rivelato che sarebbe proprio la banca con sede a Basilea la controparte estera con cui la controllata tedesca di Unicredit, Hypovereinsbank, avrebbe messo in piedi la truffa da 124 milioni ai danni dell’Erario tedesco, su cui sta indagando il tribunale di Francoforte.
La Bank Sarasin è però anche l’istituto che si erge a paladino della finanza etica: pubblica con regolarità report in cui dà i voti alle grandi società in tema di sostenibilità sociale e ambientale della loro attività. Insomma, una sorta di incorruttibile censore dei comportamenti scorretti (altrui). Secondo il quotidiano di Monaco gli inquirenti che indagano su Hypovereinsbank avrebbero effettuato una perquisizione della sede di Monaco della Bank Sarasin alla ricerca di documenti che provino l’evasione fiscale.
Anche i banchieri svizzeri hanno visto arrivare sia gli uomini della guardia di finanza, sia quella della polizia criminale federale. La prestigiosa private bank elvetica, che dal lontano 1841 si occupa della gestione dei patrimoni di clienti molto ricchi, ha negato le accuse e ha dichiarato alla Sueddeutsche Zeitung di aver avviato un’indagine interna. Per ora sul registro degli indagati non è stato iscritto nessun dipendente della Bank Sarasin. Secondo gli inquirenti, comunque, è stata proprio la banca svizzera a proporre per prima alla Hypovereinsbank le operazioni, note in gergo tecnico come dividend stripping, per far risultare minusvalenze all’estero da portare in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi consegnate al fisco tedesco.
Nel dettaglio l’indagine è partita dalla denuncia del finanziere miliardario, Rafael Roth, che si è rivolto al giudice dopo che il Fisco tedesco non ha accettato i documenti per le detrazioni fiscali che gli aveva fornito la Hypovereinsabank. Lo stesso Roth da denunciante è finito con l’essere indagato. Ieri la vicenda ha avuto anche un risvolto politico: lo sfidante socialista di Angela Merkel alle elezioni dell’anno prossimo, Peer Steinbrück, ha rinunciato a tenere una conferenza presso la Bank Sarasin per la quale ha incassato un cachet di 15.000 euro che, stando alle sue dichiarazioni, adesso verrà dato in beneficienza.
Bank Sarasin ha sempre tenuto un profilo molto basso: non ha bisogno di aver molti clienti, ne bastano pochi ma buoni. L’unica iniziativa che le garantisce a cadenze regolari le luci della ribalta è la pubblicazione dei report che stila sulla “sostenibilità” sociale e ambientale delle grandi società. Nel gennaio scorso ha messo sotto la lente il settore bancario. Unicredit non è né fra i promossi né fra i bocciati ma sta nel mezzo. A pesare sulla reputazione dell’istituto guidato da Federico Ghizzoni sono i 2,3 miliardi di finanziamenti accordati al settore dell’energia nucleare. Delle pratiche volte a favorire l’evasione fiscale, però, nel report non si fa cenno. E dire che Bank Sarasin sembra poter trattare l’argomento con grandissima cognizione di causa.