Nella giornata in cui il governo approva il “decreto incandidabilità” il più grande corruttore morale e materiale degli ultimi 150 anni si ricandida alla presidenza del Consiglio. Silvio Berlusconi è stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione per frode fiscale a conclusione del processo per l’acquisizione dei diritti tv di Mediaset ma il decreto non lo riguarda (per adesso) perché si applica ai condannati in via definitiva, perché alcuni processi sono caduti in prescrizione (che è cosa assai diversa dall’assoluzione) e perché il Cavaliere ha fatto approvare dalla sua maggioranza leggi ad personam per ottenere assoluzioni o riduzioni della pena.
Se almeno il governo avesse inserito tra le condizioni di incandidabilità anche quell’incompatibilità tra la titolarità delle cariche pubbliche e il controllo di settori delicati per la vita democratica del Paese (editoria e telecomunicazioni) e di settori strategici del mercato (assicurazioni, banche, calcio…) Se almeno avesse reciso per legge la possibilità che un individuo utilizzi il suo potere per trarne vantaggi personali…Ma questo si chiama “conflitto di interessi” e né il governo attuale né ovviamente quello precedente ma neanche l’opposizione di centro sinistra hanno mai scelto di affrontarlo. E così il Caimano, come nel ’94 scende nuovamente in campo, per salvarsi dai processi in corso e per dare qualche nuovo aiutino alle sue aziende che non sono state risparmiate dalla crisi.
Forza Mediaset, Forza Milan, Forza Italia. Amen
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