Michael Slaby, colui che si è occupato di usare i social network per il presidente Usa e mobilitare più di 700mila volontari, interviene a Bologna sul sistema dei 5 Stelle, dopo aver fatto tappa a Milano con Casaleggio: "votare solo via web pone grossi limiti. Non tutti ancora sono connessi, significa escludere moltissime persone”
Tour italiano per Michael Slaby, uno degli uomini che negli Stati Uniti ha più contribuito alla rielezione di Obama. Slaby, nello staff del Presidente in qualità di Chief Innovation and Integration Officer, si è occupato di usare i social network per mobilitare quei 700mila volontari che sono risultati decisivi per la vittoria democratica. Oggi a Bologna per una conferenza, Slaby ha discusso all’Alma Graduate School di web 2.0 e della sua influenza sul modo in cui si fa politica e attivismo.
Ovviamente, e c’era da aspettarselo, non potevano mancare domande sul fenomeno dei 5 Stelle, movimento politico che sull’uso del web ha costruito la propria fortuna, e che ora, stando ai sondaggi, sembra essere diventato il terzo partito italiano. Un risultato raggiunto in pochi anni grazie al lavoro di tanti attivisti certo, ma anche sfruttando nel modo migliore la capacità di mobilitazione che solo il web garantisce. Negli scorsi giorni il “digital oracle” di Obama, come l’hanno definito in Canada, ha incontrato a Milano Gianroberto Casaleggio, discusso regista della strategia web (e non solo) dei 5 Stelle. In pratica l’uomo che ha reso il blog di Grillo il più letto in Italia e uno tra i più influenti al mondo. “Se conosco i 5 Stelle? Certo, e penso che il loro modo di operare sul web sia positivo”.
E le parlamentarie con cui Grillo ha fatto scegliere alla base i candidati in parlamento? “Penso che ogni volta che le persone possono votare e quindi scegliere sia una buona cosa. Il principio in sé è buono. Ma attenzione: votare esclusivamente via web pone grosse limitazioni. Non tutti ancora sono connessi con internet. Pensare ad un voto esclusivamente online significa escludere dalla propria platea moltissime persone”. Poi alcune considerazione sulle modalità di voto. “Parlo in linea generale – spiega Slaby – Ma c’è sempre il rischio che il voto non sia autentico. Come facciamo a sapere che chi preme il bottone sia realmente chi dice di essere? Negli Usa prestiamo molta attenzione a questi problemi, perché c’è sempre il rischio di irregolarità”.
Sollecitato dal pubblico, Slaby snocciola una serie di considerazioni sul divario che c’è tra Europa e Stati Uniti in materia di campagne politiche 2.0. “Intanto c’è la questione della raccolta fondi. Le campagne elettorali negli States hanno un costo incredibile, ma voglio dire una cosa: l’importante è iniziare, mettere insieme una buona squadra e lavorare sul web e con i social network”. Non basta però. Prima di tutto ci devono essere dei valori e una visione del mondo da comunicare ai propri elettori. “Devi sapere chi vuoi essere, quali sono i tuoi valori, e poi fornire al pubblico una narrazione che coinvolga. Senza tutto questo ogni strategia web non potrà che fallire”. A guardare i numeri però, la differenza (anche tecnologica) tra le campagne elettorali statunitensi e quelle europee salta subito all’occhio. A cominciare da Narwhal, un software creato ad hoc dagli ingegneri di Obama per mettere in comunicazione tutte le piattaforme web 2.0, facebook e twitter comprese. Narwhal ha permesso di raccogliere dati e poi girarli ai volontari. “Per Obama hanno lavorato in 700mila. Tutte persone che volevano solo sostenere il presidente, non occuparsi della tecnologia. La raccolta dei dati e il loro utilizzo era compito nostro. Abbiamo messo tutti in condizione di contattare le persone attorno a loro, di sapere con chi stavano per parlare e di orientare nel modo giusto la conversazione. Attenzione: non parlo solo di contatti virtuali. Il lavoro era fatto sul campo, on the ground, con telefonate e visite di persona”.
Un po’ di numeri: oltre ai 700mila volontari il database usato dallo staff di Obama poteva contare sui dati di 4 milioni di persone che hanno finanziato la campagna elettorale del presidente, e sui loro 125 milioni di contatti. Una mole di nominativi impressionanti che ha consentito allo staff democratico di conquistare 64 milioni di voti, 4 in più del suo rivale repubblicano Romney, e da lì la maggioranza dei grandi elettori necessari per restare nella Casa Bianca. “C’è però un punto fondamentale – è la conclusione di Slaby – I dati da soli non sono nulla. Serve una vision, molto ascolto e passione. Soprattutto serve una comunità coesa con obiettivi chiari. E questo lo si può costruire solo se i valori di riferimento sono stati ben esplicitati. Come ho già detto: devi sapere chi sei, ed essere solo quello”. Be who you are, and only who you are.