Datemi una frittata e vi solleverò il mondo.
Nella mia cucina, con questo freddo, faccio spesso e volentieri i passatelli in brodo e, in vena di confessioni, non vi nascondo che, se avanzano, sono capace di tirarli via con un colino dalla loro pentola e, appoggiandoli sopra un piatto piano, di ricondirli con un cucchiaio di buon ragù.
Dio mi preservi la gola che mi aiuta ad aumentare le svenevolezze dei miei amici e il loro numero.
Altro avanzo che curo sono le carote cotte nel brodo e tolte da quest’ultimo quando si sono ammorbidite, ma non oltre misura. Dopo di che le taglio a rondelle e le ripasso in una stufatura di abbondanti cipolle bianche, all’apparire del loro color oro. Solo a quel punto ci rompo dentro un paio di pomodorini pelati prima di ripassarcele dentro rapidamente insieme a una foglia di alloro.
Buone calde ma anche tiepide per accompagnare se stesse o quel che vi pare.
Tornando poi alla frittata, se vi avanza questa stufatura di carote, sbattete uova in intelligente quantità e incorporatele. Potrete arricchire con parmigiano, se fedeli ai miei intenti, ma anche come vi pare, seguendo il vostro intuito. Anche qui l’aggiunta, come per i passatelli, di un cucchiaio di ragù, porta in alto questa frittata. Ma a pensarci bene, nella mia prossima occasione, eviterò queste mie idee per accogliere quel che ci raccontava qualche post fa un amico, e presenterò alle mie carote del buon rafano grattugiato finemente con Santa Pazienza. Se non lo trovate chiedete al primo amico calabrese. Vedrete che per Natale sarete sommersi da un loro pacco pieno di delizie, fra cui appunto il loro rafano.