“Quando ho iniziato a praticare sport avevo due obiettivi: il primo era una medaglia d’oro olimpica, il secondo il record del mondo”. Fino ad oggi, per Adam Nelson, campione statunitense di getto del peso, entrambi erano rimasti dei sogni. Il record mondiale della specialità è saldamente in mano al suo connazionale Randy Barnes, primatista indiscusso da oltre vent’anni nonostante una carriera macchiata da una doppia squalifica per doping.
Il sogno di Nelson di vincere un oro olimpico, invece, si è infranto definitivamente il 18 agosto del 2004 nella sede più prestigiosa, a Olimpia. Quel giorno il gigante di Atlanta, già argento quattro anni prima a Sidney, incappò in una giornata storta: dopo il primo lancio da 21,16 metri, Nelson collezionò 5 nulli su 5. Nessuno dei suoi rivali riusciva comunque a superare la sua distanza, fin quando, all’ultimo tentativo, l’ucraino Yuriy Bilonog – arrivato a un solo centimetro da Nelson con i primi due lanci – pareggiò la misura dell’americano. Decisivo fu il conteggio del secondo miglior lancio: l’oro andò all’ucraino e per Nelson fu l’ennesima cocente delusione, mitigata solo in parte dal successo al Campionato del mondo dell’anno successivo a Helsinki.
Oggi, a distanza di otto anni, Nelson potrebbe vedere il suo sogno realizzarsi. Il Comitato olimpico internazionale ha infatti deciso di ritirare quattro medaglie vinte ai Giochi di Atene 2004: tra queste c’è quella di Bilonog, risultato positivo all’oxandrolone, uno steroide anabolizzante. Secondo le nuove regole dell’antidoping il Cio può conservare i campioni di urine per un massimo di otto anni e analizzarli con le nuove tecnologie, che permettono di individuare sostanze in precedenza nascoste o sconosciute. Oltre a Bilonog, dovranno restituire le medaglie vinte ad Atene anche la lanciatrice del peso russa Svetlana Kriveljova, bronzo – anche lei positiva all’oxandrolone -, la lanciatrice del disco bielorussa Irina Yatchenko, bronzo, e il lanciatore del martello Ivàn Tichon, argento, anch’egli bielorusso e, come la connazionale, positivo al metandrostenolone. Un quinto caso emerso nelle ultime settimane, quello del pesista russo Oleg Perepechenov, non è stato ancora risolto.
Il Cio non ha ancora deciso se lasciare vacanti le medaglie conquistate dagli atleti dopati o se riassegnarle, stabilendo nuove classifiche. In questo caso Nelson e gli Stati Uniti si troverebbero con una medaglia d’oro in più. Ma se per la nazione che ha vinto più ori nella storia dei Giochi la questione è quasi irrilevante, per Nelson sarebbe il coronamento di una carriera. Una vittoria dal sapore agrodolce: “Ascoltare l’inno del proprio paese e vedere la bandiera issarsi è il massimo per un atleta. Nessuno potrà ridarmi quel momento“. Ha ragione, Adam: anche se dovessero organizzargli una cerimonia posticcia, magari in occasione dei prossimi campionati del mondo in programma a Mosca ad agosto, non sarebbe la stessa cosa. Resta la “vittoria del sistema”, come lo stesso Adam ha definito la decisione del Cio. E resta anche una possibile, nuova, medaglia di bronzo: lo spagnolo Manuel Martinez, quarto ad Atene con un lancio 20,84, ora è virtualmente sul podio. Lui, medaglie non aveva mai vinte, né ai Mondiali, né agli Europei, tantomeno alle Olimpiadi. “E’ stato il miglior regalo di compleanno che potessero farmi” (il 7 dicembre ha compiuto 38 anni, ndr), ha commentato. Come dargli torto.