L'Alcisa di Zola Predosa è da un anno in mano alla multinazionale Gsi "razionalizza la produzione" e decide di puntare, paradossalmente, su un unico prodotto e non più su una varietà di salumi. Nel piano industriale 2013-15 si prevede un dimezzamento degli operai
Più che parlare di tagliati sarebbe meglio dire affettati. La crisi economica che investe l’Italia non risparmia neppure i lavoratori dell’alimentare. Una delle aziende simbolo di Bologna e della sua mortadella, la bolognese Alcisa, potrebbe vedere presto un dimezzamento dei propri dipendenti, che dagli attuali 94 potrebbero diventare 50. Il nuovo proprietario dell’azienda, la modenese Gsi, Grandi salumifici italiani, sta infatti preparando un piano industriale, in arrivo tra fine dicembre e inizio gennaio, che ridimensionerebbe il numero dei lavoratori dello stabilimento di Zola Predosa. “L’azienda in questi giorni ha anticipato i contenuti di quello che sarà il piano industriale per il periodo 2013-2015 – si legge in un comunicato dei sindacati Cgil Cisl e Uil, che poi prosegue – lo stabilimento di Zola Predosa (alle porte del capoluogo emiliano, ndr) sarà destinato alla produzione della sola Mortadella”.
Cosa succede? Alcisa, azienda leader nella produzione della mortadella bolognese, nata nel 1946 in un retrobottega cittadino, un anno fa era stata acquistata dal gruppo modenese-trentino Gsi, una specie di multinazionale del salume, che fattura oltre 500 milioni di euro all’anno. Un’acquisto importante da oltre 50 milioni di euro in un momento difficile in cui la crisi economica rischiava di schiacciare l’Alcisa. I fondatori della fabbrica bolognese, gli ultra novantenni Ivo Galletti e Rino Brini, lasciavano ai nuovi padroni un gruppo con 180 dipendenti e 4 stabilimenti, tra cui quello bolognese. A Zola Predosa si producevano oltre alla mortadella anche il prosciutto cotto, la coppa e i salami.
Adesso i nuovi proprietari della Gsi vogliono “specializzare” l’Alcisa indirizzandola verso un’unica produzione: solo mortadella d’alta qualità. “Questo significa sia non garantire gli attuali livelli occupazionali sia essere privi di una prospettiva che favorisca una continuità industriale e occupazionale – si legge nel comunicato sindacale – sempre che il gruppo dirigente di GSI non pensi che trasformare una azienda industriale, leader nel settore della produzioni dei salumi, in una piccola azienda favorisca sviluppo e occupazione”. A sintetizzare la situazione ci pensa Vincenzo Grimaldi, segretario del Flai-Cgil: “Non c’è solo il fatto che un piano industriale del genere porterà a un dimezzamento dei dipendenti, ma ci sembra anche un progetto industriale senza respiro. Non si può trasformare un’azienda leader del settore in una piccola impresa”.
Intanto da ottobre 2012 la proprietà ha applicato a Zola Predosa il contratto di solidarietà, una riduzione d’orario finalizzata a garantire i livelli occupazionali. Ma la formula per tenere tutti i dipendenti non sarà infinita. Presto con l’arrivo del piano industriale 2013-2015, potrebbero delinearsi gli esuberi e il numero delle persone, 40, forse 45, che in un modo o nell’altro potrebbero non lavorare più in quello stabilimento.
La Gsi non commenta i timori. Tuttavia qualcosa trapela dagli uffici del gruppo a Modena: l’acquisto della Alcisa un anno fa ha comportato un impegno finanziario importante al quale ora deve corrispondere una razionalizzazione della produzione. Gsi però assicura che il piano industriale verrà discusso e condiviso con le organizzazioni sindacali.
Ad ogni modo a Zola Predosa per molti sarà un Natale con una preoccupazione in più.