Domani, a Oslo, l’Unione europea riceverà il Premio Nobel per la Pace: sei mani a ritirare un premio, quelle dei tre presidenti delle Istituzioni comunitarie, che neppure in questo caso sono riuscite a dimostrare di essere ‘une’, oltre che ‘trine’. Ma alla cerimonia ci saranno pure quattro giovani europei, lì in rappresentanza, proprio come i presidenti, di tutti i cittadini europei, dopo avere vinto un concorso del Consiglio dei Ministri dell’Ue.
E così, grazie a un tweet e a un acronimo, Elena, 16 anni, da Novate Milanese, sarà a Oslo, con Ana spagnola, Ilona polacca e Larkin maltese. Insieme, naturalmente, ai presidenti Herrman van Rompuy (Consiglio europeo), José Manuel Durao Barroso (Commissione europea) e Martin Schulz (Parlamento europeo).
Se l’assegnazione del Nobel all’Ue è stata spesso criticata dagli stessi europeisti, per il suo tempismo, più che per le sue motivazioni, la consegna del premio è, invece, occasione di riflessione e di celebrazione un po’ ovunque: a Roma, presso lo Spazio Europa di via IV Novembre, si potrà vivere in diretta l’evento, insieme agli attori della compagnia ‘Ratto d’Europa’; e al pomeriggio, allo IAI, ci sarà un dibattito sulle prospettive dell’integrazione.
Parole e magari polemiche che spesso s’allontanano dalla visione ideale dei Padri Fondatori e che poco hanno a che vedere con il sogno di Elena e dei suoi compagni: domani, lunedì 10 dicembre, parteciperanno al ritiro del premio; martedì 11 assisteranno a un concerto in onore dell’Ue; e, infine, mercoledì 12 saranno a Strasburgo a una celebrazione ad hoc del Parlamento europeo.
Il concorso ‘Peace, Europe, Future‘ lanciato a novembre, dopo la notizia dell’assegnazione del Nobel all’UE, era rivolto a tutti gli europei tra gli 8 e i 24 anni di età. Fra i 5.400 concorrenti, con disegni ed elaborati scritti, che rispondevano alla domanda “che cosa significa per te la pace in Europa?”, il Forum europeo per la gioventù ha inizialmente individuato 16 finalisti, per fasce d’età. Una giuria ha poi selezionato tre vincitori (Ana, Elena e Ilona), mentre il quarto (Larkin) è stato scelto dal pubblico con una votazione su Facebook.
La spagnola Ana Falo Vincente è stata selezionata nel gruppo 8-12 anni; l’italiana Elena Nicoletta Garbujo nel gruppo 13-17 anni; la polacca Ilona Zielkowska nel gruppo 18-24 anni, cui appartiene pure il maltese Larkin Zahra.
Viola De Sando ha intervistato per EurActiv.it Elena, che si descrive come sportiva, attenta al sociale e appassionata lettrice: vive con la propria famiglia e studia presso il liceo scientifico “Cremona” di Milano. S’è imposta con un tweet venutole “di getto” – racconta – facendo della parola ‘pace’ un acronimo: “PACE = Ponte Avente Comuni Estremità”.
Tra un corso di teatro e un allenamento di pallanuoto, Elena –un nome che per nella storia dell’Europa è più associato a divisione e guerra che ad unità e pace- venne a conoscenza del concorso in maniera del tutto casuale e grazie a un input della mamma. La creatività ha fatto il resto e l’essenziale: per il suo tweet, ha immaginato – piuttosto che pensato – che cosa voglia dire per lei la pace in Europa’: “Quindi la ‘P’ di pace mi ha suggerito la parola ‘ponte’, un mezzo per riunire persone che vivono su sponde separate ma che desiderano ardentemente stare insieme e lavorano duramente per costruirlo e perseverano per superare l’ostacolo che li separa e, alla fine, vivono in comune. Un ponte non si fa se chi sta su una delle due sponde non è d’accordo”. Di qui l’acronimo che dà a Elena un posto da protagonista alla cerimonia di Oslo, appunto “PACE = Ponte Avente Comuni Estremità”.
Il concorso stesso – sottolinea Elena, nell’intervista a EurActiv.it – ha svolto in un certo senso il ruolo di ‘ponte’, avvicinando i giovani all’Ue e stimolandone la partecipazione nella costruzione dell’Europa di domani. “Abbiamo quasi tutti una moneta comune, i confini non esistono più, le distanze non sono un problema e l’inglese rende l’ostacolo della lingua sempre più basso. La rete e i social media ci stanno aiutando. Basta davvero poco, spero, per arrivare agli Stati Uniti d’Europa!”. Forse, non basta così poco. Ma se Elena e i suoi amici continueranno a crederci, loro, magari, ci riusciranno.