Merce destinata al mercato estero che non è mai uscita dai con fini nazionali. Società localizzate in Germania, ma che in realtà erano ubicate in Campania e gestite da Cesena. E, ciliegina sulla torta, un'evasione fiscale per oltre ottanta milioni di euro. E' quanto ha scoperto la Guardia di Finanza indagando sull'attività imprenditoriale di da una rete di imprese
Merce destinata al mercato estero che non è mai uscita dai con fini nazionali. Società localizzate in Germania, ma che in realtà erano ubicate in Campania e gestite da Cesena. E, ciliegina sulla torta, un’evasione fiscale per oltre ottanta milioni di euro. E’ quanto ha scoperto la Guardia di Finanza indagando sull’attività imprenditoriale di da una rete di imprese. Bilancio: misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per sette persone; sequestrati beni per 13 milioni di euro; 43 le persone iscritte nel registro degli indagati e 17 le società coinvolte a vario titolo. Le indagini, coordinate dalla procura di Napoli, sezione reati di criminalità economica, sono state svolte dai finanzieri della compagnia di Pozzuoli.
Particolarmente ingegnoso il modus operandi del raggiro. La rete di imprese utilizzava una società fittiziamente localizzata in Germania per simulare l’acquisto di milioni di euro di prodotti in esenzione d’imposta per poi commercializzarli in Italia in completa evasione fiscale e con notevole danno per gli stessi fornitori. Con attività di intercettazione telefonica, monitoraggio autotreni e decine di perquisizioni è stato dimostrato che la società tedesca era in realtà una impresa ‘estero-vestita’, gestita a tutti gli effetti in Italia e che la merce, formalmente destinata al mercato estero, in realtà non varcava mai i confini dello Stato. Infatti la merce usciva dai depositi delle fabbriche ed era immediatamente dirottata in Campania dove veniva velocemente scaricata nei magazzini di molte società-quasi tutti evasori totali per molte annualità – e poi rivenduta a prezzi ‘fuori mercato’ in evasione fiscale e in danno della libera concorrenza.
Disposte, nel corso delle investigazioni, 48 perquisizioni in tutta Italia; è stato dimostrato che alcuni imprenditori, proprietari di numerosi immobili avevano ideato escamotage civilistici per evitare l’aggressione ai propri beni. Il Gip, accogliendo le richieste della Procura, ha ordinato il sequestro preventivo ‘per equivalentè di quote aziendali, 17 immobili, 66 rapporti di conto corrente bancario e venti veicoli di cui sei d’epoca, fino alla concorrenza dell’importo di tredici milioni di euro.