Il 30 novembre presso il Dipartimento di sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna Lester R. Brown ha presentato il suo nuovo libro “9 miliardi di posti a tavola. La nuova geopolitica della scarsità di cibo”. Lester R. Brown è presidente dell’EarthPolicy Institute, organizzazione non profit di ricerca interdisciplinare da lui fondata nel maggio 2001, con sede a Washington.

Il libro tratta ancora una volta il tema di come l’agricoltura globale si trovi di fronte a sfide del tutto inedite: la scarsità di acqua, le rese produttive delle principali colture che hanno raggiunto il loro limite produttivo, il cambiamento climatico, l’impoverimento e l’erosione dei suoli.

Nutrire il pianeta, che cresce al ritmo di 80 milioni di nuovi individui l’anno, assume sempre più i contorni della sfida. Alcune conseguenze, seppur meno note dell’incremento delle temperature o dell’incremento degli eventi estremi si stanno già concretizzando, altre invece stanno passando sottotraccia ma sono altrettanto pericolose.

Una conseguenza della quale si parla ancora poco ma che rischia di avere impatti devastanti riguarda il cosiddetto land grabbing(accaparramento dei terreni). Le nazioni che possono permetterselo corrono all’estero ad accaparrarsi terre coltivabili e annesse risorse idriche. Questo modello di neocolonialismo, pur rappresentando un fenomeno nuovo, secondo le stime della Banca Mondiale pubblicate nel 2010 coinvolge già 46 milioni di ettari, due terzi dei quali nell’Africa sub sahariana. Ma essendo il dato riferito alla sola estensione dei terreni acquistati, la stima più realistica è che si tratti almeno 80 milioni di ettari complessivi di territorio.

Questo fenomeno rischia di avere effetti destabilizzanti nella futura geopolitica della scarsità alimentare, il cibo sta assumendo la stessa rilevanza del petrolio e il terreno agricolo fertile e coltivabile è un bene prezioso. La combinazione di questi effetti avrà ripercussioni sia sulla disponibilità di cibo (aumentando ancora la problematica della equa distribuzione), sia sui prezzi mondiali delle materie prime e quindi degli alimenti. A breve non il petrolio ma il cibo potrebbe diventare l’anello debole della nostra società e rischia quindi di diventare un importante fattore d’instabilità politica.

Per dirla con le parole di Gianfranco Bologna: direttore scientifico e responsabile dell’area sostenibilità del WWF Italia, nonché curatore dell’edizione italiana del nuovo libro di Brown, è ora di smetterla con gli slogan del tipo “Salviamo il pianeta”, siamo noi esseri umani in grave e serio pericolo, il pianeta c’era milioni di anni fa e ci sarà anche quando noi non ci saremo più.

Trovo questa inversione della chiave di lettura l’argomento più convincente, perché fa leva sul più forte degli istinti umani: l’egoismo. Il problema è capire se avremo abbastanza tempo per far prevalere “l’egoismo collettivo” o se, invece, l’egoismo di pochi ci condannerà ad essere studiati, tra qualche milione di anni, come oggi i paleontologi studiano i fossili dei dinosauri.

Ancora una volta il cambiamento deve partire dal basso, le nostre scelte di consumo, i nostri stili di vita condizionano le scelte delle imprese. Con questa consapevolezza possiamo anche noi invertire la chiave di lettura: non più consumatori, ma “consum-attori”, ovvero protagonisti del cambiamento.

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