L'accusa aveva chiesto 3 anni. L'ex questore avrebbe tentato di coprire De Gennaro e i vertici della polizia al processo sul blitz alla scuola genovese durante il G8 del luglio 2001
Due anni e otto mesi di reclusione. Questa la pena inflitta a Genova dal giudice Massimo Deplano all’ex questore Francesco Colucci, processato per falsa testimonianza per le dichiarazioni rese al processo Diaz. La richiesta del pm Enrico Zucca era di tre anni. Colucci è stato condannato per avere detto il falso nel processo per la famigerata irruzione nella scuola durante il G8 del luglio 2001 – blitz concluso con l’arresto di 93 manifestanti, oltre sessanta dei quali rimasero feriti – per coprire gli allora vertici della polizia e in particolare l’ex capo Gianni De Gennaro, assolto in via definitiva il 22 novembre 2012 dall’accusa di aver indotto il dirigente a mentire durante il processo.
Secondo l’accusa, Colucci, sentito come teste il 3 maggio 2007, avrebbe ritrattato quanto detto in precedenza “aggiustando il tiro” dei suoi ricordi per tenere lontano dalla vicenda De Gennaro. Avrebbe ritrattato, nello specifico, la dichiarazione ai pm sulla presenza di Roberto Sgalla, nel 2001 responsabile delle relazioni con la stampa, alla Diaz: Sgalla sarebbe stato presente su ordine di De Gennaro. Inoltre Colucci aveva indicato come responsabile nell’operazione alla Diaz il collega Lorenzo Murgolo, la cui posizione era stata già archiviata, altra circostanza smentita dai testimoni.
Per l’avvocato di parte civile Emanuele Tambuscio la sentenza di oggi “è molto importante perché sancisce che nel processo Diaz c’è stata un’opera di grande inquinamento probatorio da parte di un alto funzionario di polizia”. Uno dei legali della Associazione giuristi democratici, Emilio Robotti, si è detto “molto soddisfatto per una sentenza che già in primo grado riconosce la falsa testimonianza”. Gli avvocati di Colucci, Maurizio Mascia e Gaetano Velle, invitano alla prudenza, ricordando i casi di De Gennaro e Mortola, assolti in primo grado, condannati in appello, e poi assolti in Cassazione: “Questo è un processo che ci ha abituati a ribaltamenti continui e che consiglia di proseguire nelle fasi ulteriori del giudizio, andando se sarà il caso anche davanti alla Cassazione”.