Il ritorno in campo di Berlusconi ha già i suoi riti e le sue location. Da qualche settimana il Cavaliere compare a Milanello per legare la propria immagine ai successi del Milan, mentre ieri ha spostato il vertice del Pdl nella sua residenza milanese, che è stata preferita alla villa di Arcore forse per allontanare i ricordi delle “serate allegre” che poco si addicono ad un anziano leader in cerca di un trampolino di rilancio.
A Milano il vertice del partito è durato più di due ore. Il primo ad arrivare, in largo anticipo sui suoi colleghi, è stato Angelino Alfano, che ha fatto di tutto per non incrociare i microfoni dei cronisti. Dopo di lui hanno varcato il cancello al numero 2 di via Rovani anche il coordinatore regionale lombardo Mario Mantovani, la sua vice Viviana Beccalossi, gli ex ministri Mariastella Gelmini, Paolo Romani, Michela Vittoria Brambilla e Ignazio La Russa, sono arrivati anche Maurizio Lupi e Daniela Santanchè. A chiudere l’allegra brigata un mai domo Roberto Formigoni, che evidentemente sente di aver ancora qualcosa da dire al tavolo del Pdl lombardo, tanto da spingersi in una dichiarazione contro il ticket Maroni-Gelmini auspicato da tanti suoi colleghi di partito per la prossima guida della Regione Lombardia, dichiarando ironicamente di preferire il ticket “Coppi-Bartali”. L’ultimo ad arrivare è stato il padrone di casa, Silvio Berlusconi, che ha sfoggiato il sorriso delle grandi occasioni, dimostrandosi disteso e sicuro di sé. Assiepati fuori sul marciapiede della via uno stuolo di cronisti e operatori, pronti a raccogliere le dichiarazioni degli esponenti politici più rappresentativi della destra moderata italiana.
Il primo a lasciare la riunione è stato il governatore lombardo, che se ne è andato quasi senza scomporsi, riuscendo comunque a trattenere le dichiarazioni. Dopo di lui sono usciti Ignazio La Russa, Maurizio Lupi e il duo Mantovani- Beccalossi, che hanno tirato le somme della serata, spiegando in sostanza che il Pdl, prima di sciogliere le riserve sulle alleanze, vuole delle risposte dalla Lega Nord di Roberto Maroni che “deve chiarire la sua posizione in campo nazionale se vuole ottenere il sostegno del Pdl in Lombardia” Dopo qualche minuto se ne sono andate anche Gelmini, Santanchè e Brambilla, lasciando soli Alfano e Berlusconi. Non è chiaro cosa si siano detti, ma quando alle 21 il segretario è uscito era scurissimo in volto e si è fatto prelevare dall’auto blu proprio davanti all’ingresso, sparendo come un fantasma nella notte milanese.
Berlusconi, come un divo, è stato l’ultimo a presentarsi sulla scena. Un’uscita trionfale quella del Cavaliere, che ha passeggiato per qualche decina di metri fino alla pizzeria Mamma Oliva di via Vincenzo Monti, accompagnato dalla deputata Maria Rosaria Rossi, dall’amica Francesca Pascale e da alcuni membri dello staff. Nel ristorante ha trovato la figlia Marina con il marito Marito Vanadia e i loro due figli. Al tavolo erano in dieci, hanno ordinato un menu tutt’altro che pretenzioso: cinque margherite con mozzarella di bufala, tre pizze con salsicce e friarielli e due margherite. Al tavolo Berlusconi si è intrattenuto poco meno di due ore, concedendosi qualche risata e qualche battuta in una sala appartata del ristorante, protetto da un fitto cordone di agenti di sicurezza. Alla fine è uscito dal locale concedendo qualche dichiarazione ai cronisti in trepidante attesa: “Il tempo dei tecnici è finito” ha sentenziato, spiegando poi che “durante il nostro governo siamo stati migliori di questo” e via di questo passo. Ha parlato con pazienza, prendendosi tutto il tempo per formulare le proprie risposte, senza mai lasciarsi sorprendere nervoso o stizzito. Ha ripetuto il proprio sermone sulla bontà dell’operato del suo governo, sui limiti della struttura costituzionale, con digressioni verso la Lombardia e l’alleanza con la Lega e una replica al socialdemocratico tedesco Martin Schulz, che ha criticato duramente il ritorno in campo di Berlusconi.