Il Centro studi degli industriali torna a mettere il dito nella stretta di credito alle imprese: “se proseguisse, tagliando i prestiti del 2,5%, il gap finanziario salirebbe a 196 miliardi”
Confindustria stima che in novembre ci sia stata una riduzione della produzione industriale dello 0,6% rispetto ad ottobre. Lo sostiene l’indagine rapida sulla produzione industriale del Centro studi dell’associazione degli industriali secondo la quale la distanza dal picco di attività pre-crisi (aprile 2008) sale così a -24,8 per cento. “Si delinea per il quarto trimestre 2012 – scrivono gli economisti di viale dell’Astronomia – un significativo arretramento: la variazione acquisita è di -2% a novembre, dovuta anche al -0,5% ereditato dal precedente periodo. Il calo sarebbe il sesto consecutivo e verrebbe dopo il -0,4% congiunturale registrato nel terzo trimestre (rivisto dall’Istat dal -0,1% indicato precedentemente)”.
Il Centro studi di Confindustria prevede poi che la pressione fiscale rimarrà prossima ai massimi storici e “insostenibilmente elevata”, specie quella effettiva: il 53,9% del Pil nel 2014 al netto del sommerso dal denominatore. In dettaglio la stima è di una pressione fiscale al 44,7% nel 2012, al 45,1% nel 2013 e al 44,8% nel 2014. Quella reale però sarà al 53,8% quest’anno e al 54,3% il prossimo.
Sul fronte del mercato del lavoro, la previsione è che l’occupazione calerà fino a fine 2013 attestandosi a -0,6% (-1,1% nel 2012) e tornerà a crescere nel 2014 segnando +0,1 per cento: la disoccupazione è attesa al 10,6% nel 2012, all’11,8% nel 2013 e al 12,4% nel 2014 (13,6% incluse le ore di Cig utilizzate). Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, “dal picco di fine 2007 alla metà del 2011 sono state 1,1 milioni le unità perdute e diverranno 1,5 milioni nel terzo trimestre 2013”.
Quanto ai conti pubblici, il Centro studi sottolinea che tra il 2012 e il 2014 le correzioni di bilancio sono ammontate a 104 miliardi (6,6 punti percentuali di Pil), 44 di maggiori entrate e 60 di minori spese, con un impatto recessivo sul Pil anche superiore a questa entità. Dei 60 miliardi di minori spese, 28,6 miliardi sono tagli ai trasferimenti agli Enti territoriali che “si stanno trasformando in buona parte in maggiori imposte e tariffe”. Se a questi tagli si aggiungono gli 8 miliardi sulla sanità, si arriva a 37 miliardi di correzione gravanti sugli Enti territoriali “che hanno la possibilità di scaricarla su cittadini e imprese attraverso maggiori entrate”.
Il CsC , quindi, critica “i tagli lineari” e la mancanza di “un’azione razionale e approfondita” sulla spesa decentrata. Ma conferma l’obiettivo del pareggio di bilancio strutturale nel 2013 (-0,2% al netto del ciclo) nonostante il ritardo della ripresa. Corposo l’avanzo primario: 2,9% del Pil quest’anno, 3,6% nel 2012, 3,7% nel 2014, con il debito che resta elevato: nel 2012 al 125,9% del Pil, nel 2013 al 126,7% e nel 2014 al 125,4% (121,4% al netto contributi europei di stabilità e alla Grecia).
Infine l’allarme: la ”perdurante” stretta di credito alle imprese è uno dei “venti contrari” alla ripresa sottolineato ripetutamente da Confindustria che, nell’ultimo rapporto del Csc presenta una simulazione secondo cui “se il credit crunch proseguisse, tagliando i prestiti alle imprese del 2,5%, il gap finanziario salirebbe a 196 miliardi”. Il divario andrebbe “coperto da 108 miliardi di nuovo capitale proprio e da 88 miliardi di obbligazioni e altre fonti (ipotizzando costante l’attuale composizione del passivo delle imprese).