Polemiche sul caso di Laura Castelli. Le regole dell'associazione regionale le impedirebbero di entrare in lista per le politiche perché già membro dello staff, quelle dettate da Grillo le darebbero il via libera. Ma non si capisce neppure se l'associazione sia ancora in vita o no
“Le regole per le Parlamentarie sono scritte chiaramente sul blog di Beppe Grillo, io le ho rispettate”. Laura Castelli, membro dello staff consiliare Piemonte a 5 stelle e forse per questo la più votata alle Parlamentarie nella circoscrizione Piemonte 1, risponde così alla domanda del fattoquotidiano.it sulla sua candidabilità o meno. Il dubbio è nato da un verbale di riunione dell’associazione Movimento 5 stelle Piemonte del 10 aprile 2010, alla quale Castelli era presente.
In quella data 15 iscritti avevano definito alcune regole interne, fra cui la natura del personale di staff (colui che “lavora con contratto di qualunque genere di durata superiore a 3 mesi”) , i loro requisiti e i loro doveri. Gli ultimi due punti del verbale (votazione 18 e 19) infatti definivano gli obblighi per i collaboratori del gruppo consiliare: “I membri dello staff, come sopra definiti, devono rinunciare a candidarsi o accettare nomine a ruoli istituzionali per tutta la durata del loro incarico” e che “i membri dello staff, come sopra definiti, devono rinunciare a candidarsi o accettare nomine a ruoli istituzionali anche per l’anno successivo al termine dello stesso mandato”. La Castelli ha poi spiegato: “Quelle regole non sono più valide in quanto l’associazione di cui si parla ha cessato di esistere”.
Alla richiesta di ulteriori spiegazioni, l’ex collaboratrice del consigliere Mariano Turigliatto (Insieme per Bresso), ha risposto con un no comment: “Ho fatto richiesta tramite il mio avvocato di rimuovere il documento allegato al precedente articolo, in quanto contiene notizie di reato”. La collaboratrice non è sola nell’aver infranto l’auto-regolamento. Con lei si sono presentati alle primarie del Movimento altri membri dello staff piemontese, con buone possibilità di ambire ad uno scranno in Parlamento come Marco Scibona, (terzo, Pimonte 1) o Ivan Della Valle (sesto, Piemonte 1). Poi ci sarebbe anche Marco Rodella (18esimo, Piemonte 2 collaborazione conclusa ottobre 2012), ma per lui la probabilità di sedersi in Senato è praticamente nulla.
Questi hanno partecipato alla riunione del 2010 e hanno preso parte al voto. Anche Ivan Della Valle ha condiviso l’idea che le regole dell’associazione non valgano più: “Per le elezioni regionali avevamo creato quella struttura per gestire fondi e la campagna elettorale. Dopo due mesi dall’elezione di Davide Bono e Fabrizio Biolè è stata chiusa. Ora che il Movimento si è dato forma nazionale, non possono più valere regole locali”. Vittorio Bertola, capogruppo dei 5 Stelle in Comune e membro dei delegati scelti da Grillo per gestire le candidature al parlamento, ha commentato: “Non si trattava di una regola nazionale ma di una disposizione interna. Semmai, la decisione attiene alla loro coscienza”.
Scibona ha risposto con una mail, senza voler aggiungere altro: “Le confermo che l’associazione è stata chiusa subito dopo le elezioni, non ricordo occasioni in cui si sia detto in seguito qualcosa di quel tipo”. Sulla questione associativa persistono opacità, nonostante le delucidazioni di Scibona e Della Valle. Sul forum del Movimento piemontese c’è una lunga discussione a riguardo. Gli attivisti si sono interrogati se tenerla in vita o meno, dopo diktat di Grillo per chiuderla. Helen Nevola ha scritto: “Dov’è il verbale in cui i soci hanno formalmente deciso di chiudere l’associazione? L’ultima riunione che c’è stata, priva di convocazioni pubbliche, priva evidentemente anche di un verbale pubblico, non aveva i 3/4 dei soci presenti… necessari, da statuto, per chiuderla, o forse stiamo dicendo, senza dirlo, che Beppe Grillo effettivamente valendo un po’ più di uno, vale, come matematica vuole, anche un po’ più di 3/4?.”
Gli ha risposto Fabio Martina: “L’ultima riunione non aveva il numero legale quindi non ha potuto deliberare la chiusura. Tra l’altro stiamo ancora discutendo se sarà chiusura o più semplicemente un’altra cosa”. Poi, pubblicamente, più nulla.