Diritti

Quando la burocrazia vale più di un bambino disabile

Stamattina centinaia di alunni, soprattutto tanti diversamente abili, si sono visti arrivare in classe una nuova insegnante. Dopo tre mesi di scuola centinaia di docenti che avevano iniziato un lavoro con i ragazzi, sono stati rimossi, mandati in altri istituti, fatti girare come trottole.

Nelle scuole dove insegno, ho visto spazzare via senza valutare le capacità, il rapporto instaurato con i bambini, ben due insegnanti di sostegno. Al suono della campanella Giovanni (nome di fantasia) non si è più ritrovato la sua maestra, con quale era entrato in confidenza.

E chissenefrega se stiamo parlando di ragazzi con problemi di autismo e quindi con serie difficoltà a cambiare figure di riferimento. In un altro plesso è arrivata una ragazza, non dotata di auto, che si dovrà dividere tra due paesi, girando con i mezzi pubblici. Qualcuno dirà: “E’ un problema suo”. Mi permetto di correggere i detrattori: non è solo un suo problema ma lo sarà per quei bambini diversamente abili che dopo tre mesi oltre a cambiare insegnante di sostegno, avranno a che fare con un lavoratore che sarà in classe più per dovere della pagnotta che per piacere di fare il mestiere dell’insegnante. Ma questa è la Scuola italiana.

I supplenti che sono stati nominati in questa prima parte dell’anno scolastico e stavano insegnando nelle classi “fino all’avente diritto”, pubblicate le graduatorie definitive hanno dovuti lasciare il loro posto a chi è stato nominato e spostarsi su altre scuole, con un aggravio di lavoro per le segreterie delle scuole, gravi danni per i docenti, per gli alunni, e le loro famiglie, che oggi si sono visti cambiare gli insegnanti dopo che gli stessi avevano già impostato e programmato le attività, impossibilitati a garantire la continuità didattica nelle classi.

Eppure questo assurdo valzer si ripete (in peggio) da tanti anni quando in realtà basterebbe anticipare le operazioni di mobilità e definizione degli organici di tre mesi. Anche questo Governo dei tecnici non è stato in grado di evitare questa giostra dei docenti.

Chi ci ha rimesso sono stati soprattutto i ragazzi diversamente abili già penalizzati in questo Paese. Nei giorni scorsi il Miur ha presentato nel seminario nazionale sulla disabilità i dati sulla situazione italiana dell’inclusione scolastica. Anche in questo anno scolastico il rapporto docenti di sostegno/alunni disabili è sulla carta di uno a due, come fissato dalla legge finanziaria 2008. Attualmente infatti i docenti di sostegno sono poco più di 101 mila, mentre gli alunni disabili nelle scuole statali sono poco più di 202 mila. Eppure, come denunciato dalla rivista Tuttoscuola, “alcune regioni che già avevano un rapporto ben al di sotto del valore di uno a due, lo hanno ulteriormente abbassato, come è successo in Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. Le regioni del Centro vanterebbero un credito di oltre 2.400 posti di sostegno, il Nord Ovest quasi 2.300 e il Nord Est mille. Posti che non hanno avuto. La Lombardia avrebbe dovuto ricevere dalle altre regioni duemila posti di sostegno; il Lazio più di 1.800”.

E invece i ragazzi diversamente abili hanno avuto ancora una volta poche ore, insegnanti non specializzati e, in molti casi, dopo tre mesi cacciati grazie alla burocrazia made Italy.