Oggi è una giornata importante per chi crede nella Rete come volano per far ripartire l’economia del Paese. E in questo spazio online, dove abitualmente ci occupiamo proprio dei lavoratori della rete (i cosiddetti wwworkers) non possiamo che testimoniare l’entusiasmo per l’approvazione – avvenuta poche ore fa – di Agenda digitale e start up come legge dello Stato.

Così nella giungla di polemiche politiche, dichiarazioni, discese in campo, calcoli da prima repubblica o poco più vorrei indicare come una boccata d’ossigeno (una iniezione di fiducia, parlando il linguaggio dei mercati) questo passaggio istituzionale. Buona notizia per coloro che lavorano con la Rete e che puntano alla creazione di nuove imprese o al rafforzamento di quelle già esistenti.

Così Agenda digitale e Start up hanno avuto il via libera, nonostante siano stati considerati a rischio fino a poche ore fa – al punto di spingere il consigliere dell’innovazione del Ministro Passera Alessandro Fusacchia ad un appello pubblico. La notizia è importante anche a fronte della situazione del nostro Paese con molte ombre e qualche spiraglio, stando almeno al quadro disegnato pochi giorni fa dalla nona edizione del Rapporto Piccole Imprese Unicredit: le piccole realtà italiane – tessuto economico e connettivo del nostro Paese – si affacciano ancora timidamente sui mercati internazionali (sono soltanto il 12%), anche se si rileva un notevole dinamismo nell’apertura verso l’estero. Ma negli ultimi dieci anni un numero crescente di piccole imprese ha rivolto la propria attenzione ai mercati internazionali, con un’accelerazione progressiva a partire dal 2007.

Il problema è rappresentato da un “divario digitale”, si legge nel rapporto: si registra ancora un consistente digital divide, dovuto a ritardi infrastrutturali, nell’utilizzo di Internet e nell’impatto della Rete in diversi ambiti. Ecco perché agenda digitale e start up possono dare respiro e fiducia ad un’Italia stanca e spesso asfittica.

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