Zonaeuro

Bce: “Eurozona, aumento disoccupazione e recessione. Ripresa nel 2013”

Nel bollettino mensile, l'Istituto di Francoforte sollecita interventi per "ridurre gli squilibri di bilancio" e ricorda che "sebbene nel breve periodo possa comportare un peggioramento temporaneo della crescita il risanamento dei conti pubblici conduce ad un miglioramento permanente del saldo di bilancio strutturale"

Disoccupazione in aumento e “ulteriore indebolimento dell’attività” negli ultimi tre mesi del 2012 per l’Eurozona, che per il terzo trimestre si conferma in recessione e a ottobre ha raggiunto un tasso di disoccupazione dell’11,7%. Inoltre si profila una attività “debole” nel 2013, con “rischi al ribasso” e una ripresa “graduale” nel corso dell’anno. A dirlo è la Banca centrale europea che nel bollettino mensile, oltre a sollecitare i governi a ridurre gli squilibri di bilancio, abbassa le stime sulla crescita dell’area euro per il 2012 (fra -0,6% e -0,4%) e 2013 (fra -0,9% e +0,3%), formulando una previsione di crescita fra 0,2 e 2,2% per l’anno successivo. Le stime di tre mesi fa indicavano un Pil fra -0,6% e -0,2% per il 2012 e fra -0,4% e 1,4% per il 2013. Più moderate anche le previsioni d’inflazione, ora attesa al 2,5% medio per il 2012, fra l’1,1% e il 2,1% per il 2013 e fra lo 0,6% e il 2,2% l’anno successivo.

L’Istituto di Francoforte prevede nel breve periodo una perdurante debolezza dell’interscambio mondiale. Il rapporto medio tra crescita delle importazioni e crescita del pil su scala internazionale, pari a 1,8 prima della crisi finanziaria mondiale (nel periodo tra il 1982 e il 2007), è sceso, infatti, a 1 nei primi sei mesi del 2012, riflettendo una flessione particolarmente pronunciata nelle economie avanzate a partire dalla metà del 2011. Nell’area dell’euro, rileva l’Istituto di Francoforte, “le importazioni hanno subito una decelerazione significativamente superiore a quella del pil in questo periodo. Tale dinamica ha di conseguenza esercitato un impatto negativo maggiore sulle importazioni aggregate che sul prodotto aggregato dei paesi avanzati e questo spiega in parte il calo del suddetto rapporto”. Se si escludono l’area dell’euro e il Giappone, dove il pil e l’interscambio hanno risentito della calamità naturale del 2011, “la crescita delle importazioni nelle economie avanzate non appare però più debole rispetto a quella dell’attività economica”.

La Bce, nell’evidenziare che “la risposta delle politiche di bilancio alla crisi del debito sovrano si è finora dimostrata esauriente sotto molti aspetti”, sottolinea la necessità di continuare gli sforzi per ridurre gli squilibri di bilancio. “Sebbene nel breve periodo possa comportare un peggioramento temporaneo della crescita -sottolinea la Bce- un intervento di risanamento dei conti pubblici, se ben congegnato, conduce ad un miglioramento permanente del saldo di bilancio strutturale e produce un impatto favorevole sull’evoluzione del rapporto debito/pil”. Di conseguenza, osserva, “rimandare il necessario aggiustamento dei conti pubblici non costituire un’alternativa credibile alla tempestiva correzione degli squilibri di bilancio”. Pertanto, sottolinea la Bce, “le strategie di bilancio dovrebbero rigorosamente rispettare tutti gli impegni previsti dal Patto di stabilità e crescita e in particolare dalle procedure per disavanzi eccessivi.

Le misure non convenzionali dell’Eurosistema, rileva l’Istituto di Francoforte, “hanno contribuito ad allentare le pressioni sulla raccolta delle banche e hanno evitato un processo disordinato di riduzione della leva finanziaria da parte delle banche e dei settori privati non finanziari”. Ciò nondimeno, in vari paesi, sottolinea la Bce, “i rendimenti delle obbligazioni bancarie restano elevati e le emissioni nette di titoli di debito bancari sono negative”. Il credito ai settori privati non finanziari “resta debole”. La necessaria correzione dei bilanci di amministrazioni pubbliche, istituti di credito, famiglie ei imprese non finanziarie in diversi paesi, sottolinea la Bce, “rappresenta un prerequisito per la piena normalizzazione delle condizioni della provvista bancaria e per una ripresa sostenuta dei volumi di prestito”.

Ocse: “Pil G20, +2,6% in terzo trimestre, Italia maglia nera”
Nel terzo trimestre il Pil dei paesi dell’area G20 ha registrato un incremento dello 0,6% rispetto al secondo trimestre e un’espansione del 2,6% rispetto al terzo trimestre del 2011. E’ quanto calcola l’Ocse. Il Pil dell’Italia subisce una contrazione dello 0,2% sul trimestre e del 2,4% su base annuale, il peggior dato di tutta l’area. Nel secondo trimestre il Pil dell’Italia aveva segnato un -0,7% congiunturale e un -2,3% tendenziale. L’organizzazione di Parigi sottolinea come il paese stia registrando una contrazione congiunturale piu’ leggera per il secondo trimestre consecutivo. La variazione tendenziale e’ pero’ la peggiore del G20, nonche’ l’unica negativa insieme a quella segnata dal Regno Unito, la cui economia si è però contratta di appena uno 0,1% tendenziale. A crescere di più è invece la Cina (+2,2% sul trimestre e +7,4% sull’anno). Il Pil dell’Eurozona arretra di un -0,6% tendenziale (-0,5% nel secondo trimestre) e di un -0,1% congiunturale (-0,2% nel secondo trimestre).