Sull’espulsione di Favia e Salsi dal Movimento 5 Stelle, preannunciata da Grillo due giorni fa in un accorato video e comunicata ufficialmente ieri con l’ormai consueto metodo dei «minipost» (tre righe e via), sono d’accordo con quasi tutto quello che ha scritto ieri Andrea Scanzi qui sul Fatto. Aggiungo:

Grillo nel video dell'11 dicembre 2012

  1. Comunicazione: nel video Grillo appare teso, esasperato (movimenti rapidi della testa e del busto), ma nello stesso tempo sembra sincero, perché mette passione (come sempre) in ciò che dice: pare uno che ce la sta mettendo tutta, ma proprio tutta, per raggiungere l’obiettivo condiviso, e si stupisce di non essere creduto e compreso proprio dai suoi (o almeno da alcuni), che invece dovrebbero, condividendo l’obiettivo, sostenerlo. In un paio di punti, poi, Grillo appare anche minaccioso (sopracciglia aggrottate, occhi stretti, mani protese di taglio, come se ci prendesse di mira): prima quando dice «allora prende e va fuori dalle palle» e poi alla fine, quando dice «Va fuori dal Movimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori». In questo è aiutato dal solito turpiloquio, ma anche dalla telecamera, che passa dal mezzo busto al primo piano (dunque l’aggressività è pianificata)
     
  2. Contenuti: la chiusura e scarsa trasparenza con cui Grillo e Casaleggio hanno gestito le Parlamentarie può anche non piacere, ma in questa fase per il Movimento 5 Stelle è necessaria, perché altrimenti rischiano di far entrare tanti Totò ‘O Curto, come dice Grillo. Il rischio è insomma che ricapiti ciò che è accaduto all’Italia dei Valori, che ha fatto entrare in Parlamento di tutto di più, dagli Scilipoti in giù. Anche evitare i contrasti interni è necessario, e lo è per qualunque organizzazione in qualunque momento, ma lo è a maggior ragione per il Movimento 5 Stelle in questa fase, in cui la posta in gioco è ben più alta dell’ingresso in Parlamento, perché riguarda la credibilità di tutto ciò che Grillo ha fatto finora.

Molto altro si potrebbe dire ma non mi dilungo, perché ripeterei cose che ieri ha scritto Scanzi. Su una cosa sola non sono d’accordo con Scanzi: che la mossa di Grillo sia un autogol, magari inconsapevole e dettato da stanchezza, stress o altri ingredienti emotivi. Grillo è un comunicatore esperto e attentissimo, che sa gestire benissimo la componente passionale delle sue performance: in anni di televisione, teatro e piazze ha accumulato una competenza e una pratica tali che è piuttosto improbabile che ceda a colpi di testa.

Credo invece che Grillo sia perfettamente consapevole della fase delicatissima in cui il suo movimento si trova, da tutti i punti di vista: strategico, organizzativo, programmatico-contenutistico e, diciamolo pure, politico. E che, pensandoci e ripensandoci, si sia detto: meglio perdere un po’ di popolarità, meglio frenare la crescita, meglio entrare in Parlamento con numeri inferiori, che rischiare candidature impresentabili e, un domani, azioni impresentabili. Si è guardato in faccia con la moglie – o con Casaleggio, o con se stesso allo specchio, così me lo immagino – e ha detto: «Spariamo?». Spariamo. E l’ha fatto.

 

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