Il vostro disco, il terzo, è incentrato principalmente sulla condizione dell’essere umano oggi, imprigionato in una società imperfetta, dove la nostalgia è il sentimento predominante, perché luogo sicuro, nonostante quel passato, il più delle volte, si sia odiato. Il presente, poi, spesso è uno schifo e il futuro incerto. Qual è il messaggio che desiderate venga recepito da chi vi ascolta?
Partiamo col dire che non siamo detentori di alcuna verità. Ci cimentiamo, spesso con ironia, con tematiche di nostalgia e imperfezione perché è così che ci sentiamo, è così che siamo fatti. Quello che arriva ci piace possa essere interpretato, masticato e magari anche sputato. E’ vero, non viviamo in un mondo perfetto… ma meno male! Chiudiamo in modo giornalistico con una citazione di Orson Welles: ‘In Italia, per trent’anni sotto i Borgia, ci furono guerra e terrore, ma questi produssero Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera ci fu amore fraterno, cinquecento anni di democrazia e pace, e che cosa produssero? L’orologio a cucù‘.
Da cosa deriva la scelta di intitolarlo “Lo specchio e l’aspirina”?
Lo specchio ha a che fare con l’importanza del metterci la faccia sempre e comunque, volta per volta. L’aspirina, invece, sono le conseguenze, la prova che hai fatto del tuo meglio, che non sei rimasto seduto a guardare mentre tutti gli altri ‘si ammalavano d’amore, mentre tutti gli altri provavano a ballare’.
Mi parlereste di come è nato il disco e cos’è che l’ha ispirato?
È stato ispirato dal fiatone che ci viene per arrivare davanti a uno specchio, quel misto di fatica e curiosità che aveva anche Vitangelo Moscarda in Uno nessuno e centomila.
Parliamo degli Eva Mon Amour…
Ci conosciamo da molti anni e tra le nostre fortune ci sono quella di esserci incontrati per la prima volta su un palco e quella di aver fatto parte di altri progetti insieme prima di arrivare agli Eva Mon Amour. In questo modo siamo riusciti e riusciamo a condividere molta della musica che ascoltiamo e questo lo facciamo spesso proprio nella Volkswagen con cui ci spostiamo per i live, che sono una parte fondamentale del nostro essere musicisti. Con gli Eva esistiamo nello specifico da poco più 4 anni e 3 dischi, e senza sbilanciarci troppo possiamo dire che forse siamo nati e continuiamo a nascere ogni volta sul palco, quello di turno.
Da cosa deriva il nome?
Il periodo Eva Mon Amour per tutti noi è stato un periodo di scelte radicali anche personali, e abbiamo deciso di farci rappresentare dalla prima persona (almeno secondo la leggenda) ad aver fatto una scelta di campo, la prima persona ad aver guardato in faccia le conseguenze. In poche parole ci siamo innamorati di Eva.
C’è una band in particolare a cui vi ispirate?
Una in particolare è difficile individuarla. Le nostre sono fondamentalmente canzoni e quindi facciamo molta attenzione alle parole, a come suonano soprattutto. Poi, più in generale, ci piacciono quei progetti che seguono un percorso tappa per tappa, istinto per istinto, esigenza per esigenza.
Qual è la vostra opinione riguardo al panorama musicale italiano oggi?
Ci vorrebbe una di quelle considerazioni lunghissime che rischierebbero di chiudersi su se stesse senza spiegarsi bene. Diciamo che c’è fortunatamente molto fermento, molta voglia di fare e questo conta tantissimo, a prescindere da sfruttamenti, gusti, critiche varie, santi-Remi e televoti.
Avete date in programma?
Sì. Siamo partiti da Roma il 3 novembre con la presentazione e ce ne andremo in giro per tutta l’Italia almeno fino ad aprile. Il calendario è in continuo aggiornamento e pubblicheremo tutto volta per volta sul nostro sito evamonamour.com