il consigliere regionale appena espulso da Grillo, si presenta con il collega Defranceschi per la votazione sulla fiducia dell'operato in viale Aldo Moro raccogliendo il 90% dei consensi nell'assemblea di Modena. I militanti disorientati: "Pensavamo non ci fossero padroni nel Movimento"
Non bastano i diktat, i rimproveri, e le diffide: in Emilia Romagna, la base del Movimento 5 stelle sta ancora con Giovanni Favia e lo promuove a pieni voti, anche a poche ore dalla scomunica di Beppe Grillo. L’occasione è la tappa modenese del tour di verifica del mandato, dove mercoledì sera il consigliere regionale si presenta fresco di espulsione. Raccoglie abbracci e applausi, e alla fine incassa la vittoria con oltre il 90% dei consensi, proprio come nelle altre città della regione. Ma c’è poco da festeggiare. Favia sa che il voto delle assemblee ha un valore solo simbolico, e che difficilmente Grillo e Gianroberto Casaleggio torneranno sui loro passi, nonostante la fiducia degli elettori. “Non so cosa succederà in futuro per me questa potrebbe essere l’ultima semestrale”, ammette a fine serata.
Oltre 100 i militanti che rispondono all’invito per l’incontro semestrale di verifica dell’operato, l’assemblea in cui gli elettori possono decidere se licenziare o no i consiglieri regionali. Il clima però, nella sala congressi di Palazzo Europa, non è quello solito. L’entusiasmo è poco, le facce sono scure e silenziose. Le parole di Grillo, che in mattinata hanno decretato la fine di Favia e della collega eletta nel Comune di Bologna, Federica Salsi, nel Movimento 5 stelle, hanno avuto l’effetto di uno scossone. Molti sono disorientati: “Pensavo che il Movimento non avesse padroni”, dice qualcuno. Altri si sentono traditi: “Dovrebbero essere gli elettori a legittimare il lavoro degli eletti, non Grillo”.
Giovanni Favia arriva puntuale, intorno alle 20.30, accompagnato dal suo collega, Andrea Defranceschi. Dribbla i giornalisti. Saluta le persone in sala: poche parole, molte pacche sulle spalle e tanti abbracci. “Siamo qui, come sempre, per confrontarci con voi e mostrarvi il nostro lavoro in Regione”. introduce Defranceschi. Che poi, come da copione, continua illustrando il lavoro portato avanti negli uffici di viale Aldo Moro: una serie di accessi agli atti, interrogazioni, progetti di legge, intervallati da spezzoni video tratti dalle assemblee regionali. Anche Favia prende il microfono, ma durante tutto l’intervento evita qualsiasi accenno a Grillo, per concentrarsi solo sull’attività politica degli ultimi sei mesi. Un semestre in cui “sono accadute molte cose, sono partito che avevo i capelli corti, adesso ce li ho lunghi” ironizza.
Non mancano gli applausi. E le dichiarazioni di solidarietà. “Io vengo da fuori regione e vi dico che siete un esempio per tutti” è l’intervento di un militante. Alla fine i no per Favia saranno solo 9, su 106 schede. Ancora meglio va a Defranceschi, che ottiene solo voti favorevoli. Insomma, anche a Modena, come nelle altre città della regione, sembra che i diktat abbiano avuto poco effetto. Favia apprezza: “Ho sentito l’affetto di molti, e questo per me è molto importante”. Ma sa anche che difficilmente Grillo terrà conto dell’esito dell’assemblea. Del resto alcune settimane fa, sul suo blog, era stato chiaro: “Non basta l’applausometro per decidere la fiducia” aveva frenato il capo. Per questo, a fine serata, Favia sceglie di salutare così la sala: “Non so cosa succederà in futuro per me questa potrebbe essere l’ultima semestrale. Vi ringrazio tutti”.