Centocinquantamila i votanti. L'avvocato raccoglie il 58% dei consensi. Gli altri due contendenti sono Andrea Di Stefano (23%) e Alessandra Kustermann (19%)
Il percorso per cambiare la Lombardia dopo 17 anni di dominio formigoniano parte da Umberto Ambrosoli. Sarà lui a guidare la corsa del centrosinistra alla conquista della presidenza della regione, dopo il trionfo nelle primarie del “patto civico” con il 57,6 per cento delle preferenze. Seguono il giornalista Andrea Di Stefano (23,3 per cento) e la ginecologa Alessandra Kustermann (19,1 per cento). “Sono soddisfatto di aver trovato riscontri positivi al progetto che proponiamo – ha dichiarato l’avvocato -. Adesso voglio il 100 per cento del consenso. Non intorno a me, ma intorno all’idea che per il centrosinistra proporremo per la regione”.
Ambrosoli ha vinto anche a Milano città, con il 50,9 per cento dei 42mila votanti (28,8 per cento a Di Stefano, 20,3 a Kustermann). Buona l’affluenza complessiva: 150mila votanti, più dell’obiettivo di 100mila annunciato alla vigilia. “Di straordinario c’è la partecipazione dei cittadini lombardi che non sono stati fermati dalla neve e dal freddo”, ha commentato il vincitore delle primarie subito dopo essere arrivato nella Sala del gonfalone, al primo piano del Pirellone, dove si è riunito il comitato organizzatore della consultazione. Qui Ambrosoli è stato raggiunto da Di Stefano e Kustermann. Due piani sotto, al livello meno uno, l’aula di quel consiglio regionale che solo ieri è stato toccato dallo scandalo delle spese personali fatte dagli esponenti della maggioranza targata Pdl-Lega con i soldi pubblici dei rimborsi elettorali. È questa solo l’ultima delle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto anche la giunta e il governatore Roberto Formigoni in persona. “Ho incontrato tanti amministratori locali del centrosinistra – ha continuato Ambrosoli – e in loro ho visto il senso della responsabilità interpretato bene, fino in fondo, con genuinità e generosità. La Lombardia è questo e il Pirellone tornerà a essere questo”.
La campagna per le primarie è stata fin da subito all’insegna della discontinuità col passato e della legalità. Parole d’ordine che ora Ambrosoli porterà avanti nella sfida con il leader del Carroccio Roberto Maroni che, sebbene non sia ancora certo del sostegno del Pdl, è il contendente più temibile. Il figlio di Giorgio Ambrosoli, assassinato nel 1979 da un sicario di Cosa nostra assoldato dal banchiere Michele Sindona, ha avuto il sostegno di molte associazioni e delle segreterie dei partiti, dal Pd a Sel, dai socialisti all’Idv, che hanno appoggiato la sua idea di rendere le primarie più svincolate dagli stessi partiti e più aperte alla società civile. Per lui anche le simpatie dell’Udc e diversi endorsement di peso, come quello del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, uno dei primi a chiederne la discesa in campo.
“Faremo questa campagna con la consapevolezza di essere forti, ma non rispetto alla debolezza dei nostri avversari – ha affermato il neo candidato del centrosinistra -. Noi siamo forti perché abbiamo delle idee adeguate alle esigenze dei nostri tempi, perché abbiamo a cuore i problemi di tutti, perché siamo liberi, e non siamo legati a centri di interesse o a mentalità dell’affiliazione”. Ora Ambrosoli potrà contare sull’appoggio degli sconfitti, che a scrutinio terminato hanno partecipato alla conferenza stampa insieme all’avvocato e a Virginio Brivio, sindaco di Lecco e presidente del comitato del patto civico. Così dopo qualche polemica nei dibattiti e nelle dichiarazioni pre voto, oggi tutti e tre i candidati sono stati chiari sulla volontà di collaborare per il successo finale. Una volontà già espressa in giornata a seggi aperti. “Chiunque sia il vincitore saremo in grado di lavorare tutti e tre insieme per portare il centrosinistra alla vittoria”, ha detto Ambrosoli subito dopo aver votato nel circolo del Pd Magenta XXV Aprile in via Ercole Ferrario, nel centro di Milano.
Una promessa analoga l’ha espressa poche ore dopo Kustermann: “Che io vinca o perda rimarrò comunque in campo a fianco del mio partito e a quelli del centrosinistra per far vincere una buona politica”. E poi Di Stefano, che subito dopo aver votato ha garantito: “Noi candidati ci incontreremo già da domani, anche con le organizzazioni, i movimenti e le segreterie dei partiti. La campagna elettorale è già aperta e dobbiamo correre per battere il centrodestra, soprattutto Roberto Maroni e la Lega che in questa regione rimangono molto forti”. Parole che il segretario regionale del Pd Maurizio Martina ha riassunto così: “Da oggi parte il nostro viaggio per vincere e cambiare la Lombardia”.
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