Il segretario della Lega fissa i paletti per un accordo nazionale con il Pdl, confermando che è impossibile che il Carroccio accetti di far parte di un'alleanza guidata dal Professore. In più aggiunge: "Alle regionali non c'è alternativa alla mia candidatura"
Monti no, Alfano sì. E le alleanze in Lombardia e quelle sul piano nazionale devono rimanere su due piani distinti. Il segretario della Lega Nord Roberto Maroni fa un po’ di ordine nel rapporto con il Pdl, dopo la riunione di Palazzo Grazioli – i cui risultati sono usciti in modo un po’ contraddittorio – e dopo le veroniche di Silvio Berlusconi sulla sua candidatura come candidato alla presidenza del Consiglio per il Pdl e eventuali passi indietro a beneficio di Mario Monti. Maroni chiarisce dunque che alla cena con il Cavaliere “abbiamo indicato Alfano come uno dei possibili candidati su cui la Lega potrebbe starci”. La conferma è che “è impossibile uno sostegno alla premiership di Mario Monti”.
Alla presentazione milanese dell’ultimo libro di Bruno Vespa, presente anche Maurizio Lupi, Maroni ha fatto una ricostruzione dell’incontro di martedì sera con Berlusconi. “Abbiamo discusso con grande e reciproca simpatia” ha detto il leader della Lega, che ha riferito di aver spiegato al Cavaliere che “un nuovo e rinnovato patto che comprende anche la Lombardia, secondo noi deve avere un senso di nuovo”. “Noi – ha aggiunto – abbiamo indicato Alfano come uno dei possibili candidati su cui la lega potrebbe starci”. Maroni a questo punto ha ironizzato dicendo che per lui “potrebbe anche essere Lupi”, suscitando il sorriso del vice presidente della camera del Pdl. Di certo per l’ex ministro dell’Interno non può essere chiesto tutto alla Lega per ottenere una candidatura comune alla presidenza della Regione Lombardia. “Non sono disposto – ha sostenuto Maroni – per vincere a tutti i costi e avere una poltrona di governatore a mettere da parte i miei ideali”. E quindi, ha concluso, “l’ho detto anche a Berlusconi che non c’è alternativa alla mia candidatura” dopo che è sfumata la possibilità di primarie di coalizione.
“Sappiamo distinguere il piano territoriale da quello nazionale – chiarisce ancora Maroni – non vedo come le due cose possano esser tenute insieme. Io voglio tenerle distinte”. In attesa di capire come andrà a finire col Pdl Maroni ha sostenuto che “questa flessibilità non è incoerenza ma valorizzazione del territorio”. Su chi verrà candidato o ricandidato alle elezioni “voglio tenere conto delle valutazione dei militanti”. “Decideremo – ha aggiunto – i criteri nei prossimi giorni, tenendo conto della necessità di rinnovare e dare spazio a tanti giovani. Neanche il segretario (Maroni, ndr) ha la certezza di essere candidato”. Una riunione per politiche e regionali si terrà il 7 o 8 gennaio.
Maroni ha parlato anche dell’inchiesta sulle spese pazze dei consiglieri della Lombardia: al di là dei risvolti penali “ho già avviato una verifica e tutti quei consiglieri che hanno violato il nostro codice di comportamento non saranno ricandidati, fossero anche tutti”. E’ “strano”, ha detto però il segretario del Carroccio, che i controlli siano stati fatti solo su Pdl e Lega perché, ha spiegato, “se è sbagliato il sistema dei rimborsi è sbagliato per tutti”. Il leader della Lega ha assicurato comunque che se sarà eletto presidente della Regione, la legge che regola il sistema dei rimborsi ai gruppi consiliari “sarà cancellata”.