Massimo Ciancimino rivendica di essere stato il primo a parlare di trattativa Stato-Mafia, ma prima di lui, dalla parte dello Stato, altri lo avevano fatto.
Infatti, il 24 gennaio 1998 davanti alla corte di Firenze il Colonnello Mario Mori, punta di diamante del Ros come dice il nostro avvocato di parte civile, per la prima volta parla dei suoi contatti con Vito Ciancimino, una drammatica testimonianza, davanti a tutti noi i familiari delle vittime di via dei Georgofili, che vede dettagliatamente chiamati in causa Vito Ciancimino, Massimo Ciancimino e il Capitano De Donno.
Quel 24 Gennaio 1998, e non il 27 come erroneamente riportato in questi giorni, abbiamo ascoltato il Colonnello Mori sbigottiti e allibiti, mentre raccontava per filo e per segno ciò che oggi dopo 20 anni è noto a tutti, ma che era già scritto negli atti processuali di Firenze fra una disattenzione voluta e generale.
Ecco parte della testimonianza del Col. Mori che non scorderemo mai:
“Molta gente se non a parole, certo dentro di sé si è anche arresa in quel periodo. Anche noi persone dello Stato. Nel senso che ritenevano inutile combattere contro un fenomeno indebellabile – ho sentito dire questa parola – insito in una determinata zona del territorio italiano, connaturata ad essa e quindi indebellabile. E allora io, che in quei giorni ero stato, ero capo del reparto C.O. del ROS e poi fui nominato vicecomandante del ROS, responsabile operativo, quindi di tutte le operazioni del ROS. Ritenni che era un impegno morale, oltre che professionale, fare qualche cosa di più, di diverso, per venire a capo, nelle mie possibilità, di queste vicende, di questa struttura che stava distruggendo i migliori uomini dello Stato”.
Ovvero il Colonnello Mori, “di diverso”, decide di incontrare Vito Ciancimino.
Ricordiamo al Generale Mori che i carabinieri sono sempre stati a tutela dell’onore patrio e che sul fronte austriaco durante la guerra del ’15-’18 i carabinieri sparavano alla schiena ai soldati di 20 anni che non avanzavano verso il presunto nemico.
Quindi, senza entrare nel merito dei colloqui investigativi che il Colonnello Mori e non certo Massimo Ciancimino, ci ha ben spiegato a Firenze in quel drammatico 24 gennaio del 1998 e che ha sempre rifiutato di chiamare trattative, chiediamo se voglia definire quei colloqui investigativi almeno discutibili, perché i nostri figli sono morti a causa di una strategia che ha dato comunque un riconoscimento all’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”, in quel giugno del 1992.
Infatti “Cosa nostra” quei colloqui investigativi tra di De Donno, Mori, Ciancimino Massimo e Vito, li ha intesi eccome per trattativa, e noi rimaniamo convinti che è in questo contesto che i nostri figli sono morti.
Agli uomini dello Stato di allora, non resta altro che assumersi davvero le proprie responsabilità, rendendo noti in Tribunale i nomi di politici e di uomini istituzionali che eventualmente sapevano di quelle ‘strategie perdenti’. E dare così giustizia ai morti.