Secondo il fondatore del Centro di studio per l’immunogenetica e l'oncologia sperimentale "non si tratta di farmaci di cui si può ottenere un rapido riscontro, ma vaccini che evitano l’insorgenza dei tumori; non è facile quindi trovare ditte interessate a finanziare sperimentazioni di molti milioni che vedranno i propri risultati tra decine d’anni”
La strada per i vaccini anticancro è ancora molto lunga, e il maggiore ostacolo è rappresentato dalla necessità di notevoli investimenti. Lo ha spiegato Guido Forni, fondatore del Centro di studio per l’immunogenetica e l’oncologia sperimentale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Torino, a margine di un incontro organizzato dall’Accademia dei Lincei a Roma.
“I risultati delle ricerche – ha spiegato Forni – sono molto suggestivi ma le prospettive applicative sono ancora molto lontane. Non si tratta di farmaci di cui si può ottenere un rapido riscontro, ma vaccini che evitano l’insorgenza dei tumori; non è facile quindi trovare ditte interessate a finanziare sperimentazioni di molti milioni e di così lungo periodo che vedranno i propri risultati tra decine d’anni”. Forni, uno dei padri degli studi sui vaccini anticancro, si è detto quindi piuttosto pessimista sul futuro, dal punto di vista applicativo, circa la possibilità di avere a disposizione una terapia disponibile per tutti.
Obiettivo del vaccino è ‘addestrare’ il sistema immunitario a combattere l’insorgenza di eventuali cellule tumorali: “Si tratta di prevenzione – ha spiegato Forni -. Su alcuni topi ad altissimo rischio di contrarre alcune forme di tumore, il vaccino si è dimostrato perfettamente efficace se iniettato prima dell’insorgenza del tumore, molto meno sui topi già malati”. Al momento ci sono vari studi sperimentali sull’uomo, tra cui quello condotto all’Istituto Oncologico del Veneto a Padova, che stanno valutando la possibilità di combattere il ritorno, ovvero la recidività, del tumore in pazienti già sottoposti a cure.