Il compenso monetario di due milioni di euro sarà devoluto ad associazioni come Unicef e Save the Children e servirà a finanziare progetti di formazione in zone di conflitto. Ne beneficeranno oltre 23mila minori siriani, colombiani, congolesi, somali e pakistani
L’Unione europea ha deciso di destinare il compenso monetario ottenuto per il premio Nobel per la pace a progetti di sostegno per bambini vittime di guerre e conflitti. La dotazione del premio è di 8 milioni di corone norvegesi, pari a poco più di un milione di euro, che l’Unione europea ha deciso di integrare portandola a due milioni di euro.
L’iniziativa, denominata “Children of Peace“, coinvolgerà le principali associazioni che si occupano della tutela dei minori. L’Unicef si occuperà di 3mila bambini pakistani nelle zone di conflitto nel nord del paese, l’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) che fornirà assistenza a oltre 5mila colombiani rifugiati in Ecuador, l’agenzia francese Acted lavorerà con 4mila bambini siriani rifugiati nel campo di Domiz nell’Iraq settentrionale e Save The Children – in accordo con il Consiglio norvegese per i rifugiati – darà assistenza a 4mila minori somali rifugiati al confine nella cittadina di Dollo Alla, e a 9mila bambini congolesi coinvolti negli scontri del nord Kivu. “I progetti – assicura l’Ong – garantiranno a migliaia di minori estremamente vulnerabili l’accesso a spazi sicuri e protetti, dove potranno frequentare sessioni didattiche ed educative e iniziare un percorso di recupero dai traumi vissuti, ricevendo il supporto adeguato per ricostruire e portare avanti le loro vite”.
Il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri, sottolinea l’importanza di avere al proprio fianco le istituzioni europee: “La scelta della Ue è molto gratificante per chi lavora ogni giorno a sostegno dell’infanzia in territori estremamente difficili. La componente educativa dovrebbe essere considerata parte cruciale di ogni risposta umanitaria, insieme all’organizzazione dei rifugi e alla fornitura di cibo e cure mediche”. I fondi dell’Unione Europea, precisa il direttore, “consentiranno di formare insegnanti, sia uomini che donne, e assicurare un insegnamento di qualità. Il 60% dei beneficiari infatti saranno ragazze tra gli 11 e i 14 anni”. Alla base del progetto ci sarà l’isituzione di scuole temporanee e spazi d’apprendimento: i fondi serviranno alla formazione dei docenti, ma anche all’acquisto di libri, cancelleria e materiale ludico-ricreativo.
I vertici dell’Unione europea garantiscono che l’iniziativa non resterà isolata: il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, ha assicurato che nei prossimi anni Bruxelles metterà a disposizione nuovi finanziamenti per un numero maggiore di progetti di assistenza. In un mondo in cui il 90% delle vittime dei conflitti sono civili, di cui la metà è in minore età, sono 7 milioni i bambini rifugiati e 12,4 milioni sono sfollati nel proprio paese e comunque privati delle scuole. Il principale obiettivo dei progetti sarà l’istruzione perché, sottolinea il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy “è lo strumento più potente per cementare la pace”.