Il tecnico si chiama Mario Belluomo e lavora in un'acciaieria a Latakia, nel nord del Paese. E' originario di San Gregorio, comune alle porte di Catania. Il ministro degli Esteri Terzi: "In tutti i casi di rapimento l’incolumità del connazionale è la nostra priorità assoluta ed è indispensabile tenere il massimo riserbo"
Il commando che ha in Siria ha rapito due cittadini russi e l’ingegnere italiano Mario Belluomo ha chiesto un riscatto. La notizia è stata diffusa dal ministero degli Esteri russo. Il tecnico è stato rapito nei giorni scorsi nei giorni scorsi, anche se solo ieri è stato reso pubblico il sequestro. “Noi e i responsabili dell’unità di crisi della Farnesina – ha affermato il fratello Gianfranco – volevamo che non trapelasse per evitare di farlo diventare un caso internazionale”. L’ingegnere è stato sequestrato insieme ad altri due colleghi russi nella zona di Tartus, mentre lavorava nell’acciaieria Hmisho di Latakia. Il tecnico specializzato in elettrotecnica ha 63 anni e abita a San Gregorio, un comune alle porte di Catania. La vicenda del suo rapimento però è ancora poco chiara. L’Ansa infatti ha contattato l’azienda siriana che gestisce le acciaierie nella regione costiera di Latakia, la Hmisho e un responsabile ha detto di non avere alcuna informazione del tecnico italiano. “Da cinque anni la nostra azienda – ha affermato un responsabile che ha preferito rimanere anonimo – non si avvale di consulenti stranieri, né italiani né di altra nazionalità”.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi sta seguendo personalmente la vicenda, attraverso l’Unità di Crisi. “In tutti questi casi l’incolumità del connazionale è la nostra priorità assoluta – ha sottolineato il ministro – ed è indispensabile tenere il massimo riserbo. Stiamo lavorando con il massimo impegno”. Appena appresa la notizia l’Unità di Crisi della Farnesina “ha effettuato gli opportuni approfondimenti ed attivato tutti i canali per i necessari interventi a favore del cittadino italiano. Ed ha immediatamente informato – si precisa – della situazione i familiari dell’interessato, con i quali resta in stretto contatto”.
Terzi ha spiegato che “anche in questo caso, in raccordo con tutte le strutture dello Stato coinvolte, stiamo lavorando con il massimo impegno e con la stessa dedizione con cui le nostre ambasciate e consolati quotidianamente prestano assistenza ai connazionali in difficoltà, anche in regioni e situazioni a rischio. Dal novembre 2011 l’azione del Governo, di tutte le sue strutture ed in particolare dell’Unita di Crisi della Farnesina ha condotto alla liberazione di 27 cittadini italiani rapiti all’estero: ricordo – ha proseguito il ministro – che due di questi furono rapiti proprio in Siria e lo scorso 29 luglio sono rientrati in Italia, grazie all’intenso lavoro e alla stretta collaborazione di tutti gli organi dello Stato”. Non va poi dimenticato – prosegue – “che vi è ancora un nostro connazionale in mano ai rapitori, Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio 2012, per la cui liberazione non si attenua in nessun modo l’impegno delle autorità e dei massimi livelli istituzionali. A lui e al connazionale in Siria va in queste ore il mio pensiero”.
Intanto la Russia ha inviato una nuova flottiglia di navi militari nel Mediterraneo. Fonti militari hanno precisato all’agenzia Interfax che si sta pensando di usare le sue navi da guerra per evacuare migliaia di cittadini russi tuttora in Siria, se la situazione dovesse precipitare. La fregata Yaroslavl Mudry, gli incrociatori Kaliningrad e Alexander Shabalin e altre due navi sono partiti dalla loro base a Baltiysk, sul Mar Baltico, e si dirigono verso il Mediterraneo. La flottiglia, secondo il comunicato del ministero della Difesa, rimpiazzerà quella che si trova attualmente nel Mediterraneo per eseguire attività di “addestramento”. La Russia ha nel porto siriano di Tartus la sua unica base navale nel Mediterraneo.